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Luigi Zammartino
A mo' dei racconti a schidionata, il testo si articola in quattro giornate e tre intermezzi drammaticamente interrotti da un evento luttuoso, ma che nel contempo fa scattare l'urgenza della scrittura. Ogni giornata si propone, se non di dare una risposta definitiva agli interrogativi posti, almeno di esaminarne ogni possibile sfaccettatura: si passa dunque dal perché si scriva alla codifica dell'identità dell'autore e del narratore, dalla riflessione sulla presenza del destinatario implicito nell'opera letteraria, ogni volta nuovo e diverso, ai contenuti e allo stile della composizione. L'« insostenibile » necessità della scrittura è supportata da una ricca coorte di autori e il vasto palinsesto cui attinge Luigi Zammartino, e che appalesa la sua formazione di francesista, contempla un teorico quale Barthes e i grandi autori contemporanei della letteratura d'oltralpe, da Proust a Sartre, da Blanchot a Duras, da Butor a Pennac, da Caillois a Gide, solo per citare qualche nome tra i tanti evocati in queste pagine a sostegno di un assunto in perenne redifinizione. Lo stile affatto particolare di Luigi Zammartino, che gioca sulla ridondanza, l'anafora, gli ossimori, le metafore e che alterna frasi brevi che hanno una lieve connotazione aforistica, a periodi più lunghi e strutturati, tende a dare al testo un afflato poetico in cui alla trasparenza delle parole si oppone la difficoltà di definire l'arcano della scrittura e l'impenetrabilità del segno nell'atto di farsi. In una sorta di labirinto verbale che interroga se stesso, si dipana così un imprevedibile filo di Arianna nella prospettiva di giungere alla matrice del testo e alla possibilità di disvelare l' «ossessivo desiderio di scrivere». Ma l'aporia della scrittura permane: peinture de la voix, essenzialità di un pensiero ancora vergine, eternità del transeunte, libertà negata da un codice oppressivo insito nella lingua e nella scrittura stessa, tormento identitario, piacere narcisistico… questi e tanti altri sono gli spunti di riflessione che propone Luigi Zammartino con onestà e sincerità, conscio che la scrittura deriva da una volontà segreta, forse innata, che condanna alla solitudine e al silenzio. Ma il silenzio di Luigi Zammartino, in questa avventura testuale, è spezzato e sublimato dalle voci di una realtà affettiva che scaturiscono dalle esperienze vissute, da lacerti di vita familiare, da vividi ricordi che scandiscono, nella loro umanità, il percorso ondivago e arduo di chi vuol dare forma all'unità del segno e del senso. Valeria De Gregorio Cirillo
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