Nel trattare il “tempo” della creatività divina, l'autore è stato indotto a rivoluzionare in senso democratico il rapporto di servile sudditanza che da sempre l'uomo intrattiene con Dio, svelando che l'abissale distinzione di rango posta fra i Due in realtà occulta un'inviolabile simbiosi.
Essa si esprime nel rapporto fra l'immaginazione umana e la creatività divina ed il libro dimostra in che modo la prima ha finora agito in modo “serpentino”, ponendo sull'altare della universale credenza una Entità che è scopertamente “simile a Dio”, ma sotto vari nomi passa per il “Vero Dio”.