Il titolo dell’opera, Tifone, implica un viatico romantico, simbolico ed evocativo: il nome di un vento che trasporti questi componimenti in fuga, verso altri territori, altre culture, lettori, autori.
All’interno di Tifone (quello spostamento, circolare, rapido, e vorticoso del vento, che solleva e porta con sé testimonianze del suo passare, o un rapido fluire di idee, pensieri, stati d’animo, emozioni, versi) si susseguono, in ordine alfabetico: Liviana Messina con Istanti; Maria Teresa Pannunzio con Pensieri e fantasie diventano poesie; Alfredo Popolizio con Il giardino abbandonato; Leonardo Rallo con Spizzichi d’una vita; Franco Stracci con L’alba di un antico giorno; Gian Piero Trincavelli con Goccia dopo Goccia.
(estratto dalla prefazione di Giuseppe Aletti)
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Liviana Messina con Istanti
La solitudine è la mia migliore amica
mi ascolta nel silenzio
mi vede quando io non ci sono
respira il mio profumo con discrezione
e mi accarezza leggera come un soffio.
Maria Teresa Pannunzio con Pensieri e fantasie diventano poesie
La luce dell’alba fioca porta con sé
umidità e colore, profumo di terra,
suoni lontani, e poi cori,
litanie e i ricordi diventano realtà.
Alfredo Popolizio con Il giardino abbandonato
Forse la notte ti assomiglia
profonda
come i tuoi occhi oscuri,
forse anche il cielo
così infinito e leggero.
Leonardo Rallo con Spizzichi d’una vita
Ricurvo m’avvio verso ciò
che mi resta
d’un vacuo destino perverso
che ancora m’assilla e mi prende.
Franco Stracci con L’alba di un antico giorno
Inseguo l’alba di un antico giorno,
ho vertigini mentre inciampo
nei tuoi occhi, dove io vedo il mare.
Gian Piero Trincavelli con Goccia dopo Goccia
Rivestiti della mia luce,
rivolgi verso di me i tuoi petali,
riscaldati col calore del mio amore
e per sempre, sarai:
“La mia Primavera”.