Il titolo dell’opera, Pelèr, implica un viatico romantico, simbolico ed evocativo: il nome di un vento che trasporti questi componimenti in fuga, verso altri territori, altre culture, lettori, autori.
All’interno di Pelèr (è il più noto vento che spira sul Lago di Garda, che per la sua particolare conformazione è un crocevia di venti. Vento molto teso e per questo ricercato dagli appassionati di navigazione a vela) si susseguono, in ordine alfabetico: Alessio Atzeni con I perché della parola, Roberto Cani con Emozioni, Marina Capasso con Squarci di Poesia, Giulio Gambino con Sol Minore, Carla Palma con Vulcano di parole, Silvia Tamborra con In Me(estratto dalla prefazione di Giuseppe Aletti)
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Alessio Atzeni con I perché della parola
È solamente un sogno, ma
tienilo caldo, e stretto come
io in questa notte ti scrivo
le mie più belle parole d’amore!
Roberto Cani con Emozioni
Nel cuore d’ognuno
infinita speranza
dell’eterno indissolto,
un sogno,
un ricordo,
una persona.
Marina Capasso con Squarci di Poesia
Aspettami
non stancarti
manca poco
verrò verso di te Amore mio
nella pace.
Giulio Gambino con Sol Minore
Mi sento nell’occhio dell’uragano:
investito di totale indifferenza,
e di una presunta e assurda scienza,
attorno a un folle gregge umano.
Carla Palma con Vulcano di parole
Sono forse il poeta che esalta
l’amore, la bellezza, la vita?
Sarò forse colei che osserva l’uomo,
che odia, ma vuole essere amato,
che uccide, ma vuole vivere?
Silvia Tamborra con In Me
Vento d’estate,
spazza via questa frenesia animale
e trascina col bagliore del mattino
il mio desiderio di lui a sopirsi...
ché quelle mani non l’ho più dimenticate.