Il titolo dell’opera, Agueil, implica un viatico romantico, simbolico ed evocativo: il nome di un vento che trasporti questi componimenti in fuga, verso altri territori, altre culture, lettori, autori.
All’interno di Agueil (chiamato anche Aiguolas, è un vento stagionale, presente soprattutto in primavera che soffia sulla Cévennes meridionale, accompagna o precede la piaggio o la neve) si susseguono, in ordine alfabetico: Samuele Collovà con Ritagli di luce ed ombre; Giovanni De Gattis con Le parole dell’essere; Griselda Doka con Soglie; Anna Iavarone con Ora non voglio saperlo; Lucia Scavo con Cuore nomade; Martina Sergi con Come diamanti.
(estratto dalla prefazione di Giuseppe Aletti)
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Samuele Collovà con Ritagli di luce ed ombre
Tremante questa eco
s’estende d’intorno
e sulla mia pelle spira
l’arida brezza
del tedio impetuoso.
Giovanni De Gattis con Le parole dell’essere
Solo sprazzi di rugiada
donano riparo
al disincanto della natura
e come sempre torna in vita al mattino.
Griselda Doka con Soglie
La fragilità si fa alito
e spicca il volo in farfalle bianche
che a novembre osano sfiorare il cielo
così irrealmente azzurro
così irrealmente solo
Anna Iavarone con Ora non voglio saperlo
Tintinnio assordante di mille gocce
cadute a graffiare l’anima e il corpo
le conto ad una ad una tremante e
bramante l’esile raggio di sole che
presa la mano lontano mi porterà.
Lucia Scavo con Cuore nomade
E le parole, le parole
A che cosa mai serviranno?
A vedere te e l’amore, all’infinito.
Da vivere in quegli occhi,
lì dove è nato.
Martina Sergi con Come diamanti
Dove l’inchiostro continua a colare
e i pensieri non riesci a fermare.
Ma se anche l’argilla può brillare,
chi sei tu
per smettere di sognare?