Era il 1993 quando decisi di fondare il manifesto artistico-letterario Habere Artem, un movimento d’avanguardia che si poneva tra i vari punti programmatici la contaminazione delle arti, tutto il cammino che mi ha portato fin qui ha sempre tenuto presente questa grande verità: la poesia è una unica categoria dello spirito che si può declinare in tutte le discipline: poeti che scrivono versi, poeti che recitano, poeti che dipingono, poeti che danzano, poeti dalle forme varie che hanno compreso come mettere in contatto e in armonia la parte più intima e vera di noi stessi con la vita che ci circonda.
La società contemporanea vive in una rimozione perenne del nostro essere finiti e a scadenza, tutti si sentono immortali finché sono in vita, questo paradosso, di anno in anno, ci viene riproposto con sempre maggior forza.
Il poeta invece sente il disagio di questa prospettiva poiché volge lo sguardo proprio nella direzione opposta, cercando di oggettivare attraverso la scritta parola la caducità…
Tratto dall’Introduzione di Giuseppe Aletti
Questa antologia, collegata al Concorso Habere Artem, molto seguito e già alla XXII edizione, dimostra che la poesia non è dimenticata, anzi, in un’epoca di incertezze, di cupa sofferenza per la guerra alle porte dell’Europa, chiama tutti gli uomini a fondare un nuovo ordine sociale in cui l’amore e l’aiuto reciproco diventano l’essenza della vita. È auspicabile, finalmente, dopo secoli di odio e prevaricazioni, stabilire un patto di convivenza civile ed effettiva solidarietà reciproca. Non basta desiderare la pace, bisogna attuarla cominciando dalla esperienza di ogni giorno.
Tratto dalla Prefazione di Alessandro Quasimodo