Paolo Marati
L'ASSASSINO SEDEVA A TAVOLA CON NOI
Mia sorella Agata quel giorno era vestita in modo strano. Scarpe logore dalla fibbia di pelle squarciata, calzini bianchi laceri, gonna svasata sporca, all'altezza del ginocchio, di qualche macchia di sperma secco, maglione infeltrito di un indeterminato colore smorto. Mia sorella Agata quel giorno era brutta. Gli occhi persi in una cornice di tetre occhiaie, lo sguardo fisso, le sopracciglia malamente depilate, i capelli arruffati e sporchi. Sulle guance delle lesioni esulcerative rosso cadmio con delle piccole superfici erose dalle quali fuoriusciva una secrezione purulenta. Mia sorella Agata quel giorno puzzava. Dai suoi abiti consunti e dal suo corpo macilento proveniva uno sgradevole miscuglio di odori stantii e di altri disgustosamente vivi, novelli. Mia sorella Agata quel giorno si sedette su una panchina del parco della Caffarella, sotto la gelida ombra dei pini spogli e vicino a un signore in loden blu notte. Il signore in loden sussurrò qualcosa improvvisamente a mia sorella Agata e con lei si allontanò. Si racconta che non siano usciti dal parco. Le versioni di quel che accadde dopo sono contrastanti. C’è chi sostiene sia avvenuto uno stupro, chi parla di una semplice fellatio consenziente, chi è sicuro che i due si drogarono. Fatto sta che mia sorella Agata da quel giorno è scomparsa. Di lei non mi è rimasto altro che un pallido ricordo.
Collana "Giallonotte"
pp.96 €14.00
ISBN 978-88-7680-300-0
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