Daniele Riina
PAROLE DI ME
Chi si accinge alla lettura deve sapere che sono nato a Palermo, città in cui malgrado si continui a parlare e a promuovere la così tanto promulgata evoluzione del pensiero, continuano a predominare omertà, provincialismo e uno spiccato senso sadico. Ho vissuto, o meglio, sono a stento riuscito a sopravvivere malissimo in questi anni. Una città come la mia che non ti offre possibilità alcuna di sviluppo e di realizzazione personale, che uccide i tuoi sogni ancor prima che comincino a nascere, che ti tronca le parole ancor prima di esprimerle, non ha fatto altro che darmi sofferenze e farmi accumulare un bagaglio di esperienze che hanno solcato il mio essere e mi hanno precluso un’infanzia e un’adolescenza comuni caricandomi, sin da bambino, di un grande fardello di responsabilità da adulti; ma la cosa più brutta e che mi fa più rabbia e paura allo stesso modo è che di tutto questo non ho mai potuto parlare con nessuno. Come una tartaruga rannicchiata nel suo guscio, abbandonata in un’isola sperduta tra le gelide acque dell’Oceano, unico mio mezzo di sfogo è sempre stata la penna. Tra un dolore e l’altro, tra l’impossibilità di vivere la mia vita e il divieto di esprimere le mie emozioni e i miei sentimenti ho cominciato a scrivere i miei pensieri, delle poesie forse, o più precisamente ho messo su carta ciò che in quel determinato momento avrei voluto dire o fare. Non ho scritto molto ma ogni parola scaturita dalla mia penna è frutto di sofferenza, di obbligo al silenzio dettato dal male di vivere che una realtà come quella Siciliana e Palermitana in particolare impongono. Ho sempre dato tanto alla vita e non mi è stato mai regalato nulla, chi sono e come sono lo devo, purtroppo, solo a me stesso. Non ho conosciuto l’amore di una famiglia unita, mi sono sempre fidato della gente sbagliata e le amicizie poi alla prima opportunità non hanno esitato a tradirmi. Tutto questo è un appello alla società affinché smetta di adornarsi di paroloni e cominci a dare opportunità di vita all’uomo; un appello a tutti quei ragazzi che come me non hanno o non trovano posto in una società così cruda affinché non commettano il mio stesso errore, affinché trovino la forza e il coraggio di urlare al mondo intero il proprio disagio da subito, affinché non si trovino ventenni a vivere una vita da cinquantenni senza che nessuno gli abbia mai dato la possibilità di sbagliare per crescere; si avete letto bene, sbagliare, è solo attraverso gli errori che si compiono da infanti e da adolescenti che si diventa uomini, che si cresce, si matura, si conosce il bene e il male e ci si crea il proprio spazio nella vita e nella società… io tutto questo non l’ho avuto.
L’undici Settembre 2004 ho deciso di mollare tutto e girare pagina; sono un ragazzo o forse un uomo pieno di aspettative, di sogni e tanta voglia di fare; adoro il cinema e la televisione, vorrei frequentare una scuola di recitazione ma almeno per ora non posso permettermelo; amo l’arte e la letteratura sotto ogni sua forma di espressione… e fra i tanti ho un grande sogno, forse il più importante: vorrei che le mie emozioni, i miei sentimenti prendessero voce; se è vero che non è mai troppo tardi, io vorrei che la mia esperienza di silenzio obbligato possa servire a tutti quei ragazzi che come me non riescono a ritagliarsi la propria esistenza, il proprio spazio, affinché trovino la forza di essere se stessi sempre e comunque, senza paura o vergogna alcuna.
Infine vorrei solo dare un consiglio a tutti coloro, piccoli e grandi, i quali hanno un sogno, a tutti coloro i quali credono e desiderano vivere al fine di riuscire ad ottenere qualcosa che, senza un motivo canonico, ritengono di vitale importanza per la propria esistenza, per la propria realizzazione personale; vorrei fortemente incitare tutta questa gente a cercare ciò che vuole senza preoccuparsi della sopravvivenza, senza mettere al primo posto quella nefasta piega di materialità che, spesso, per molti, assume la vita terrena, poiché la vita non costituisce altro che una grande corsa contro il tempo e malgrado tutto vale la pena rischiare; non è assolutamente opportuno e gratificante spendere, quel poco tempo dell’esistenza che abbiamo a disposizione interrogandoci sul perché o per quale motivo, invece è necessariamente opportuno agire, sbagliare se occorre poiché “… non è così grave se non si trova ciò che cerchiamo, grave sarebbe cercarlo dove non può essere…”. Nessuno ha sindacato che ognuno dei nostri sogni debba necessariamente realizzarsi, ma allo stesso modo da nessuna parte qualcuno ha scritto il contrario.
È bello inseguire un sogno, è bello immaginare qualcosa che non si conosce, è bello vivere poiché vivendo si lascia inesorabilmente la traccia di sé, la traccia di un tempo trascorso che, per ciclicità, fù e mai più sarà. CARPE DIEM.
“…Al momento della mia morte vorrei tre cose:
vorrei non avere paura
vorrei che le persone che amo sapessero quanto le amo
vorrei andarmene colmo di gratitudine per aver avuto
la possibilità di esistere…”
Daniele Riina
Collana "Gli Emersi"
pp. 64 €12.00
ISBN 88-7680-084-0
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