M.Carmen Lama
Prigioniere del silenzio
Un libro di poesie dedicate alle diverse forme di sofferenza delle donne, specie nelle loro relazioni con gli uomini: si tratta di una problematica con risvolti sociali e relazionali, in particolare perché spesso si pone come motivo per rimarcare la differenza di genere senza giungere ad una soluzione conciliativa, che si potrebbe (forse) ottenere se invece si cercassero gli aspetti che accomunano uomini e donne, come persone. Diventa dunque abbastanza azzardato scendere in campo in un discorso che riguarda espressamente i rapporti uomo-donna, quali quelli delineati in questo libro, soprattutto quando riguardano coppie, perché si rischia di scivolare su una sorta di terreno minato, se si tenta di prendere le parti dell'uno o dell'altra.
Occorre, allora, prendere anche emotivamente le distanze, mantenersi possibilmente al di sopra delle parti ed analizzare le poesie attraverso una lente, per così dire, razionale che aiuti ad individuare le categorie concettuali ad esse sottese e di cui l'autrice si è servita, (anche non intenzionalmente), senza per questo sminuire il senso emozionale profondo trasmesso dalle liriche.
Potrei cominciare col dire che l'autrice abbia voluto sviluppare questa particolare tematica grazie alla sua forte sensibilità umana, che le permette di cogliere anche piccole sfumature e di rielaborarle, poi, secondo la sua personale visione.
È certo che nella maggior parte delle poesie presenti ciò che risalta alla prima lettura è una sorta di storia che l'autrice racconta, peculiarità che Aldo Giorgio Gargani, nel suo libro “L'altra storia”, (Ed. Il Saggiatore) sosteneva riguardasse ognuno di noi. E la storia che Carmen Lama racconta con queste sue poesie riguarda l'attenzione alle persone, la relazione comunicativa , prerogativa veramente umana che spesso viene tradita da una incapacità di fondo a mettersi in relazione con i propri simili.
Questo rappresenta un dato di fatto, sempre più evidente oggi, che è possibile intendere in senso ampio e generale, ma che qui l'autrice declina attraverso la relazione “di coppia”, dove la caratteristica che spicca, oltre alla sofferenza dell'anima dovuta proprio a una mancata o inefficace comunicazione, è appunto la relazione disfunzionale.
Non per nulla, in molte poesie la vera protagonista è la parola.
In base a questi elementi, cui l'autrice sembra dare particolare rilievo, si può dire che la poetica di Carmen Lama poggia insistentemente sull'uso che si fa del linguaggio, sulle modalità di farsi carico della responsabilità di essere compresi dai propri interlocutori, sulla capacità di ripulire le parole dall'ambiguità di cui sono spesso rivestite per farle giungere al destinatario nel loro genuino significato, in modo che la relazione che ne risulti sia soddisfacente per entrambi i parlanti.
Ne sono un esempio le poesie Se muore la parola, Non chiedere, Collezioni, Un blocco di parole, Amore e scotomi, Di parole, ma anche altre in cui fa da contrappunto il silenzio , come rovescio della medaglia, che non è il silenzio che allude ad una fecondità di discorso in fieri, bensì un silenzio muto, arido: si vedano, in particolare, L'ombra del silenzio, Amava, Dis-illusione fata-le, Sirena in(sod)disfatta, I suoi silenzi.
E, ancor prima delle poesie, si veda lo stesso titolo della silloge.
“Prigioniere del silenzio” è un titolo di forte impatto emotivo che, a sua volta, si completa con la brevissima poesia posta sul retro copertina - … è come / intimare al silenzio / di tacere. // Se l'anima è già morta / perché infierire ? - che nella sua concisione arriva come un pugno improvviso allo stomaco.
Anche le poesie che hanno come protagonista la solitudine alludono chiaramente alla preferenza di questo stato piuttosto che ad una relazione che sfoci, deliberatamente o sia pure inconsapevolmente, in una inconcludente e deludente diatriba su questioni che potrebbero anche essere di poco conto.
A conferma di quanto detto fin qui, in alcune poesie l'autrice utilizza il termine scotoma in senso metaforico rendendolo cosa; materializza, cioè, gli scotomi, per rendere più efficace ed incisiva la rappresentazione della relazione.
Il termine “scotoma”, utilizzato in ambito psicologico, attiene infatti alla relazione disfunzionale tra due persone, una delle quali esprime all'altra il suo peculiare modo di considerarla (o meglio, di non considerarla) utilizzando espressioni che sembrano farla scomparire e il cui senso è quello della svalorizzazione dell'altro/a, a volte anche solo con un tono di voce che dice il contrario delle parole dette.
La poesia Mai nessuno indica chiaramente questo senso d'essere nulla, conseguente ad una svalutazione da parte dell'altro/degli altri.
Se si può ritenere corretta la mia interpretazione riguardo al senso generale del discorso poetico, riferito alla relazione umana in quanto tale, prescindendo dall'aspetto peculiare uomo-donna mostrato come fosse a mo' di esempio in molte delle poesie di questo libro, allora potrei affermare che quello che sembra stare molto a cuore alla poetessa non è tanto la differenza di genere, quanto piuttosto l'uguaglianza delle persone come esseri umani, il cui accordo è tutto basato sulla comunicazione funzionale, che tanto più facilmente si realizza quanto più si cerca la sintonia.
Alla base ovviamente ci sta l'amore, l'affetto, la stima e lo sguardo buono verso l'altro/a, non quindi uno sguardo pregiudiziale, bensì carico di intenti comunicativi positivi e di possibile e auspicata condivisione.
Un'altra categoria concettuale che sembra potersi attribuire ad alcune poesie è la differenza fra il valore dell' uomo come persona completa e l'essere semplicemente maschio, in una condizione, cioè, di non raggiunta maturità affettiva e sentimentale.
Questa differenza molto profonda è sentita visceralmente dall'autrice e ciò viene mostrato in modo inequivocabile in particolare nelle poesie Coro di donne , La donna, Non ti ho sognato.
Ma è implicita anche nelle poesie in cui la comunicazione risulta alterata, soffocata e persino sprezzante, dunque non realizzata.
Anche il grande poeta praghese Rainer Maria Rilke aveva affrontato (e senza ombra di sospetto, essendo egli stesso un uomo) questo tema della distanza uomo-maschio, in una bella pagina del libro Lettere a un giovane poeta , ( Ed. Adelphi ), dove l'espressione tendeva proprio a sottolineare la diversità di approccio relazionale a seconda che si abbia una formazione sentimentale matura, compiuta, o che invece si sia rimasti ad uno stadio di sterilità e aridità sentimentale che non aiuta la reciprocità affettiva, neppure in semplici relazioni tra persone dello stesso sesso, o tra generazioni.
Con un'espressione ancora più consapevole e forte, Rilke ha anche parlato di uomini di questa seconda tipologia che diventano nel peggiore dei casi “usurai del sentimento” proprio perché poveri di educazione sentimentale, divenendo così, in una relazione di coppia, l'anello logorante, e col tempo, distruttivo, della relazione stessa. (v. Lettera del 29.12.'921 a Ilse Blumenthal-Weiss, citata nella nota n.1 de' I quaderni di Malte Laurids Brigge, pag. 107 dell'edizione Garzanti).
Continuando nell'analisi delle poesie ne troviamo un consistente numero in cui si fa riferimento ad una intensa sofferenza fisica , al dolore insito in alcune esperienze vissute che qui vengono in qualche modo sublimate per poterle affrontare a viso aperto, con la speranza di poter addomesticare il dolore stesso e di poter placare almeno la sofferenza dell'anima che a quella fisica si accompagna quando quest'ultima è particolarmente aggressiva.
Sono poesie il cui messaggio può esser fatto proprio da chiunque abbia provato o provi vissuti analoghi e sono tanto più toccanti in quanto sembrano essere affiorate dal profondo dell'anima.
Considerate complessivamente, dunque, le poesie di questa silloge trasmettono una tristezza che si potrebbe definire quasi palpabile, come si fosse condensata e si mostrasse in tutta la sua intensità, in tutte le sue sfaccettature e in tutta la sua carica emozionale straripante.
Può fare male leggere in una volta sola tanta disperazione, tanta infelicità, tanto malessere; conviene dilazionare la lettura, che può comunque risultare utilissima per prendere consapevolezza dei propri stati interiori in certe particolari situazioni di difficoltà, per saper loro attribuire un nome e soprattutto un senso e ancora di più per potersene distanziare oggettivandoli e ponendoli così al di fuori di sé.
Dal punto di vista stilistico-formale, le poesie hanno un loro ritmo interno che contribuisce a conferire un tono lirico al contenuto, pur non avvalendosi di strutture metriche prefissate.
La libertà espressiva della poetessa è coerente con il flusso emotivo a cui dà vita poetica.
Non sono poesie evocative, dunque, e neppure la scelta di metaforizzare i contenuti (salvo alcune eccezioni, come Piccola rosa , Datemi del minio , Corri , Cineserie , Perché hai dimenticato?, Sotto i frassini, Farfalla Libertà, Fragilità,…) caratterizza queste liriche, perché ciò avrebbe comportato un “nascondimento” (ricercato) del significato più profondo, che invece l'autrice ha voluto fosse chiaro al primo colpo d'occhio.
La scelta di mettere in versi un contenuto il più delle volte esplicito mira, infatti, a far sì che ogni lettore sia indotto a ri-vivere in prima persona l'esperienza di cui la poesia è portatrice, senza mediazioni o sotterfugi stilistici che, mediando, allontanano (o potrebbero anche rendere difficoltosa) la comprensione. Qui, è l'immediatezza che si vuole raggiungere, senza effetti di chiaroscuri, senza trasfigurazioni, senza intermediazione di simboli. La realtà, così come vista dall'autrice, si vuole porgere integra e nitida ai lettori per renderli autenticamente solidali con le protagoniste di ciascuna poesia. E l'impronta espressionista delle poesie favorisce questa vicinanza.
Personalmente, ho vissuto una sorta di “fatica emotiva” nel leggere le poesie qui raccolte, ma ne ho tratto una nuova e più consapevole conoscenza del mondo interiore femminile che nella quotidianità spesso sfugge.
E mi ritengo onorato della possibilità offertami dall'autrice di entrare nell'altra metà di cielo, in cui mi è stato possibile decifrare enigmi, passare al vaglio emozioni e sentimenti, e sentirmi nel contempo considerato come uno di quegli uomini veri a cui è anche dedicato il libro.
Credo, infine, di poter affermare, sulla scorta di quanto letto in questa silloge e delle riflessioni suscitatemi e riscontrando il sicuro consenso e accordo di Carmen, che l'intelligenza di ogni persona si misura (anche) dalla capacità di rapportarsi agli altri con autentico rispetto, reciprocamente, al di là di differenze di genere, di età, di cultura, o di altre appartenenze di varia natura.
Questo, in fondo, il vero messaggio poetico delle Prigioniere del silenzio.
Valentino Vitali
Collana "Gli Emersi - Poesia"
pp.204 €14,00
ISBN 978-88-6498-368-4
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