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Vinci Alessandro
Le sue passioni ci appaiono seminate tra sogni vaticini
– nel suo Paradiso libero intriso di reali necessità esistenziali –
ed il suo Vivere strettamente finalizzato a trovare il senso di Sé.
Vanno i suoi versi a veleggiare tra appartenenza, possesso e smarrimento nell’imperituro dono e problema
dell’Esistenza. Esprime pensieri fortemente radicati a voler aprire
rapporti in simbiosi tra Uomo e Universo, ego e natura, nonché tra
Amore e Vita, con il desiderio – o l’utopia – di possederli tra
l’Alfa e l’Omega. Sensibilità di un “Io” alla ricerca della sua Donna,
come Moglie, Compagna, Madre, Amante, struttura complementare del vivere
in apoteosi dell’Essere, donandosi alla Vita non come oggetto ma come
Soggetto, stretto tra la razionalità e l’Es che il poeta fortemente vive e sogna. Il titolo
dell’opera, che è anche il titolo dell’ultima poesia della
raccolta, oltre ad esprimere il connubio tra sogni reali e la sempre più
frequente realtà irreale, coglie in pieno l’anacronismo che spesso
l’autore si trova a combattere come Davide contro Golia... e se si è
sprovvisti di fionda quel che resta da fare è fantasticare, vagabondare
tra le stelle, così come descritto in maniera eccelsa da Jack London.
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