|
|||
Antonio Soriero Prefazione
Dice
Antonio Soriero nel suo delizioso libretto: “Il
cinismo di ogni giorno spesso non consente di notare persone che
camminano, che viaggiano, che respirano insieme agli altri”. Lui
invece, con un racconto semplice, una parabola breve e diretta, è
capace di riprendere dalla vita quotidiana romana il triste destino di
un uomo fra i tanti “anonimi” che ogni giorno incrociamo. Potrebbe
a prima vista sembrare un racconto lineare, ma in realtà si comprende
ben presto quale sia l’intento dell’autore: attrarre e affascinare
il lettore attraverso un affresco della città eterna, in cui Soriero
vive senza tradire le proprie origini calabresi. Questo
perché Soriero ha sviluppato una seconda (se non una terza o quarta)
vita, nelle quali riesce ad abbinare il suo talento nelle relazioni coi
media alla dedizione per il suo blog e alla sua vocazione forense. Sono
proprio questi interessi che, incontrandosi, gli prospettano una
promettente carriera da scrittore e che mi inducono a pensare di
trovarmi potenzialmente di fronte alla versione italiana del grande
novellista statunitense O. Henry, celebre per i finali a sorpresa. Soriero
è in grado di attingere dalla propria sfera privata (“quando la città
si fa troppo eterna”) per offrire una prosa caratterizzata dalla
chiarezza di un autore maturo e dall’innocenza di un bambino, come
Ginevra, descritta nelle pagine de “Il meglio è passato”. Questo
perché Soriero è un uomo d’altri tempi che ha saputo interpretare la
frenesia della società contemporanea. Il
suo sguardo sul mondo disincantato che domina il paesaggio umano romano
lascia intendere che l’autore ci regalerà molti altri racconti in
futuro, con il linguaggio autentico che adorna queste pagine.
Dennis
Redmont
Responsabile Comunicazione, Media e Sviluppo del Consiglio per le
Relazioni fra Italia e Stati Uniti
|
|||