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Lori Pier Francesco
Roma,
1971. Lo
contraddistingue il lavoro di ricerca della conoscenza della vita in
tutti i suoi aspetti, soprattutto quelli più intimi e sofferti di
coloro che non hanno voce e che, non per questo, vanno dimenticati. In
questa sua seconda opera emerge un’umanità dolente troppo spesso
ignorata che ama, pensa, soffre anche dietro le sbarre, trasmettendo
soprattutto un grande senso di dignità e di emozioni ritrovate. Anche
in questo libro si ritrovano poesie che svelano un mondo che più che
alle parole appartiene ai Suoni e ai Segni: immagini, odori, note come
saette corrono lungo tutta l’opera solleticando la fantasia del
lettore, lo fanno vibrare di emozione e lo guidano a constatare il
proprio vissuto. In
questo particolare periodo storico di polemiche sulla difficile
situazione carceraria italiana era forse opportuno analizzare, in una
sorta di romanzo storico, situazioni di “quotidiana follia” in cui
lo stile epistolare mette in risalto sensazioni sconcertanti e tenere
emozioni. Il libro è dedicato ai detenuti di Regina Coeli
e a quanti – direttore, agenti di polizia penitenziaria,
educatori, sanitari, psicologi, volontari- si impegnano tutti i giorni
affinché leggi e regolamenti, che si ispirano all’art. 27 della
nostra Costituzione, trovino legittima realizzazione. Nel precedente
libro di poesie “Aspettando primavera” (Ed. Aletti) l’autore ha
riscosso successo di critica che lo ha definito “l’amico elitario”
con cui condividere l’intima essenza della gioia, della sofferenza,
dell’amore.
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