“Liber Primus”.
La prima parte del quieto tragico, principio oscuro dell'astro.
L'accortezza di conversare amabilmente rende anche la follia più atroce cagione di spirito d’emulazione; diviene bella, ammirata e agognata allo spasimo, quanto l’“Ignota” di Pirandello. Arcaici mali si destano alle note di uno swing fosco, nel suo decantare cerimonie all’arte utilitarista di uccidere, così seviziar liberamente e trarre, a tregenda ultimata, profitto materiale. Ministero di laido buon gusto, indice d’un nuovo archetipo morale.
Yuki Kusanagi e Liriel Asterales: la lupa albina e la farfalla. Giudici d’Empireo al servigio del depravato socratismo dell'Aquila sacra. La prima, parimenti una fanciulla gracile, nella sua laconica tenacia. La seconda, detentrice d’una forza che non teme confronti, benché espressa tra la rime d’una compiacente fragilità. Due frangenti storici differenti a costellarne le nature, eppur pregni della medesima, afrodisiaca predisposizione, al dispregio della misericordia in favore dell'estetica, e disdegnando il turpiloquio moderno quale sterco del peggiore dei diavoli. Il resto è sangue, lacrime, e stridore, ma con grazia, di denti marcescenti.