Fulvia Minetti
FRAMMENTI DI EURIDICE
Euridice, passeggiando sui prati, fu morsa da una vipera e morì. Orfeo, suo amato, musico e poeta, non potendo più vivere senza di lei decise di discendere agli inferi per strapparla al suo destino infelice. Così offrì a Persefone il suo lamento d’amore.
“Piangevano le anime esangui mentre egli diceva queste cose e accompagnava le parole con il suono della lira. […] E né la consorte del re, né il re stesso degli abissi ebbero cuore di opporre un rifiuto a quella preghiera; e chiamarono Euridice. Orfeo la prese per mano, e insieme ricevette l’ordine di non volgere indietro lo sguardo finché non fosse uscito dalla vallata dell’Averno. Vana altrimenti sarebbe stata la grazia. Si avviarnono attraverso muti silenzi per un sentiero in salita, ripido, buio, immerso in una fitta nebbia. E ormai non erano lontani dalla superficie, quando, nel timore che lei riscomparisse, e bramoso di rivederla, egli pieno d’amore si voltò. E subito essa riscivolò indietro, […] e gli disse per l’ultima volta addio, un addio che a stento giunse alle sue orecchie. E rifluì di nuovo nell’abisso. Orfeo rimase impietrito” (Ovidio, Metamorfosi, X).
Euridice è l’Ombra, l’inconscio di Orfeo. Ad Orfeo non è concessa una visione diretta di Euridice, se non mediata dalla luce della coscienza, dalla forma. Euridice si fa memoria dell’Ombra nella Luce. Il Super-io cura che l’eccesso di desiderio, Es, venga rimosso e si configuri nel simbolismo del preconscio, nella rappresentabilità. L’Io nasce nell’equilibrio fra la luce della coscienza e l’ombra dell’inconscio. Portare Euridice alla luce avrebbe reso Orfeo un folle: il suo Io sarebbe coinciso con l’Es. L’Arte è lo spazio transizionale, luogo di emersione del contenuto inconscio nella dimensione figurale del simbolo, presentificazione, piccoli frammenti di Euridice, che la luce della coscienza può cogliere, raccogliere ed interpretare.
“Quando Orfeo scende verso Euridice, l’arte è la potenza per cui si apre la notte. Per la forza dell’arte la notte l’accoglie. […] Euridice è, per lui, l’estremo che l’arte possa raggiungere. […] È l’istante in cui l’essenza della notte si avvicina all’altra notte”. (M.Blanchot, Lo spazio letterario, Torino, Einaudi 1975)
Collana "Gli Emersi - Poesia "
pp.66 €12.00
ISBN 978-88-7680-396-3
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