Fa spettacolo un cane abituato a vivere in un appartamento privo di giardino quando il padrone lo affranca dal guinzaglio e lo lascia andare libero a scorazzare in un prato.
Esso inizia immediatamente a correre disordinatamente seguendo curve ideali assurde, si ferma e annusa l’aria, si rotola sul prato e si ferma a pancia all’insù annaspando velocemente con tutte e quattro le zampe all’aria, si rimette in… zampe di scatto e rincorre la sua coda fermandosi di tanto in tanto, quasi noncurante, per sorprenderla, poi di colpo si mette a scavare affannosamente una buca e distratto da un grosso insetto inizia a saltare per afferrarlo, inutilmente, con le sue zanne.
Tutto ciò avviene finché il suo padrone non lo richiama con un sibilo, al ché torna al fianco dell’uomo (suo Dio) porgendo il collo al fine di facilitare la presa del moschettone al collare e riassumere l’aspetto compassato di un professionista attento ai suoi doveri.
Così è la mente umana: lasciata libera corre ai ricordi, formula idee, fa progetti, analizza situazioni; tutto ciò finché il padrone non la richiama ai suoi doveri.
Così come il cane, la mente è sempre all’erta, non si riposa mai, anche durante il sonno seguita a lavorare.
Decisi di lasciare alla mia mente, per qualche tempo e ogni tanto, libertà di vagare dove essa volesse per prendere io appunti su ciò che essa, non controllata, si mette a creare. Il problema maggiore è, però, che essendo essa velocissima, riesco a fotografare un solo pensiero ogni dieci o venti: corre troppo per me, forse perché sono un po’ vecchiotto e faccio fatica a seguirla; se essa fosse… ridotta come le mie gambe, probabilmente riuscirei a starle dietro e addirittura anticiparla.
Forse fra qualche… decennio (mi sto augurando una lunghissima ed interminabile vita), rileggendo i pensieri che mi accingo a riportare sulla carta, penserò che ero proprio uno scemo, senza rendermi conto che invece fra qualche anno non sono più il vecchietto, ma un vecchio rimbecillito!
Inoltre voglio prendermi una rivincita; in seconda elementare il meno gradito dei compiti per casa che la maestra assegnava era: scrivere dieci pensierini! Sapevo che la maestra aveva i suoi pensieri, ma perché doveva darli anche a me?
I pensierini che partoriva la mia mente non potevano essere compresi dai grandi e quindi non erano scrivibili; cosa avrebbero detto gli adulti nel leggere cose di questo genere: “Mi piacerebbe giocare al dottore e all’ammalata con Marietta”, oppure “Se mi vengono subito in mente i pensierini faccio in tempo ad andare a casa di Franco per fare a cambio di figurine”, o ancora “Domani dico a mamma che ho i dolori di pancia così forse non mi manda a scuola”?
Così scaturivano pensierini partoriti per forza (col forcipe) quali: “Come sono contento che presto sarà domenica, così potrò andare a messa con la mamma”, o “Mi dispiace che fra pochi giorni inizieranno le vacanze di Natale: non potrò andare a scuola per lungo tempo!” È la migliore scuola per diventare da grandi degli ipocriti incalliti!
dall'Introduzione
Le girandole di idee geniali, pensierini eccelsi e considerazioni travolgenti che invadono la mia fertile mente nelle ore notturne, travolto da un raptus di estremo altruismo, sembravanmi (che bel termine, mi compiaccio) sprecate nel non trasmetterle ai miei contemporanei e posteri (provo un profondo cordoglio nell’essere consapevole di non poterle trasmettere ai predecessori). Decisi, quindi, tempo addietro, di tradurre in parole scritte, per quanto è sovrumanamente possibile, i parti della mia mente a beneficio dell’intera umanità.