A "Claudia". Non poteva essere che così: un volumetto dedicato a una donna. Una donna che ha entusiasmato e ispirato il nostro giovane poeta. Si tratta infatti, di un canzoniere, breve, ma sempre di un canzoniere, anche se non è composto da canzoni, bensì nella maggior parte da sonetti. Una raccolta omogenea nel canto, nell'ispirazione, ma soprattutto nella forma espressiva, vale a dire in tutti i momenti contenuti, cantati, in una delle più diffìcili forme poetiche di tutti tempi. Di sonetti come capolavori, sia per contenuto che come forma, ce ne sono, ma non poi tanti. Il sonetto "piccolo suono" ha una storia vasta e variegata, tra l'altro anche delle battaglie, non cruente naturalmente nell'attribuzione della paternità, fra diverse nazioni europee, cessate con il riconoscimento ormai generale della paternità a Jacopo da Lentini il poeta siciliano protonotaro di Federico II.
Non starò a soffermarmi sulla storia di questa composizione nel tempo, come ho fatto altra volta in un mio precedente lavoro, anche seppur brevemente; voglio accennare, anche se a solo scopo indicativo, a questa raccolta di Ambrosini. Una raccolta, a pensarci bene, quasi anacronistica oggi, e forse anche per questo importante, di un poeta giovane, e ritengo vada sottolineato il termine giovane.
Ambrosini, come sarebbe stato naturale, più che all'apparentemente facile verso sciolto e verso lìbero, ha scelto come suo mezzo espressivo l'endecasillabo e con esso il breve e condensante sonetto, superando non lievi difficoltà mètriche, in un periodo in cui parlare di metrica, o può dare la sensazione di essere rimasto al mondo delle favole, o ha una viva nostalgia della scuola media di qualche decennio fa, quando si studiavano tutte quelle cose inutili, che guarda caso risultavano poi utili a quanti si prefiggevano come scopo principe della propria vita di diventare e pertanto essere uomini.

dalla Prefazione

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