Michele Le Rose
Uniti nella diversità
Ai miei venticinque carissimi lettori
Una dedizione particolare al sonetto in quanto, oltre ad essere la forma poetica classica che meglio esprime la musicalità dell'opera, per gli antichi, suddiviso in due quartine e due terzine, era l'emblema della perfezione, di un'unione ideale fra il cielo e la terra; ende casillabi rigorosamente canonici in ossequio alla tradizione alternati a schemi presi dalla classicità e a nuovi schemi metrici sperimentali.
Nell'approfondire il romanesco (quello vero per intenderci), e con questo mi riferisco certamente al Belli (il classico per eccellenza), ma anche a Trilussa, nel rielaborare i testi ho voluto fare una sintesi fra un romanesco strettamente classico con una parlata più tarda, come il nostro tragicomico romano Carlo Verdone, ma non facendo uso quasi per niente (salvo particolari eccezioni) del nuovo lessico di borgata, che deriva in parte dal linguaggio della droga (ricordiamo alcuni termini quali intrippato…).
In sintesi ho voluto preservare quanto più ha di “fresco”, genuino e scherzoso questo dialetto e, per i componimenti vari mi sono servito del seguente criterio: ho distinto gli accenti in acuti e gravi e, laddove non vi si trovano indicazioni sulla pronuncia delle parole ci si riferisca al dizionario della lingua italiana, dato che nel romanesco la maggior parte dei lemmi presenta la stessa pronuncia della lingua nazionale. Criterio adottato anche negli scritti in tursitano e genovese.
Altro preambolo sta nella scelta di usare in molte Nugae una sottile patina dialettale, data la mia dedizione allo studio dei dialetti italiani e lingue minoritarie. Come modello un antico idioma del sud, il romanesco e il genovese per un'opera che culmina con la lingua nazionale nei sonetti maggiori, i quali contengono un messaggio che voglio diramare con affetto al popolo italiano tutto.
Collana "Gli Emersi"
pp.76 €12,00
ISBN 978-88-6498-275-5
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