Monia Minnucci
La bambola rotta
“L'unica prefazione di un libro è la mente di chi lo legge” diceva Fernando Pessoa, ma quella di Monia Minnucci è senz'altro una poetica in contrasto con i tempi, uno stile che richiede al lettore di placare il suo consumismo intellettuale e rendersi capace di cogliere il fittizio minimalismo che la poetessa impone alla parola.
Il lettore non sarà mai colto dal dubbio che una delle liriche sia mai stata scritta attingendo ai generici stilemi della retorica e della vita non vissuta, infatti la poetessa riesce con maestria a togliere i macigni dalla sabbia del proprio vissuto e riempire i solchi che questi hanno creato con la consistenza delle parole.
Sublime, nella lettura delle liriche, è il trasparire della dualità tra la nitidezza delle immagini in ambito letterario e il desiderio sempre scomposto di affrancarsi dal dolore, un accostamento che, avendo seguito l'attività della poetessa anche nelle antologie successive a “La bambola rotta”, sembra aver dato il sopravvento alla nitidezza e coscienza dei fatti, come un essere umano che si allontana dal centro del vulcano e, ad ogni passo, coglie una sempre più precisa rilettura delle sensazioni; così, nella precedente metafora, “La bambola rotta” diviene la testimonianza dei primi passi che il poeta, e di riflesso l'uomo, ha compiuto nel distacco dal centro del cratere.
Marco Minnucci
Collana "Gli Emersi - Poesia"
pp.44 €12,00
ISBN 978-88-6498-238-0
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