Quando si vive l’amore vero, quello senza barriere e limiti, scompaiono le coordinate spazio-tempo e chi non c’è più, l’assente, è presente, continua a vivere.
Germana è stata una sublime creatura, diversa e speciale. Diversa per la terribile malattia genetica che la tormentò, speciale per la forza, il coraggio e l’amore che sprigionava. Generalmente la malattia viene considerata come qualcosa che mutila e spegne la vita però, nel caso della mia diletta, ho sperimentato, sì, che essa fa soffrire tremendamente ma che può, anche, abbattere i limiti della mente e del corpo e far penetrare nel mistero dell’esistenza. La celestiale bambina, disuguale nell’uguaglianza dell’essere umano, ha arricchito chi era povero, illuminato chi era nel buio, riscaldato chi aveva freddo. La breve-lunga vita di Germana è stata vissuta così intensamente d’aver sentito l’esigenza di scriverla perché credo che potrebbe essere d’aiuto a chi vive situazioni altrettanto dolorose. “Chi ha una lucerna non la mette in luogo nascosto o sotto il moggio, ma sopra il lucerniere, perché quanti entrano vedano la luce”.
30 anni or sono, Germana, mia adorata creatura te ne volasti in cielo; non avevi ancora tredici anni ma per me, per noi che ti volevamo tanto bene era come se tu fossi nata grande, senza età, senza
limiti, senza legami e confini.
Perché proprio oggi, dopo tanti anni, ti scrivo una lettera? Perché sei stato il dono più bello e prezioso che la vita mi abbia fatto, perché sei stata un Progetto di Dio ed a me è stata data la possibilità di essere presente, di essere compartecipe, comparsa e personaggio chiave.
Eri una creatura speciale, particolare e diversa; diversa per la tua straordinaria fragilità, possente per la lotta che ingaggiasti con la malattia che ti tormentò, luminosa per la forza e la vitalità che ti sostennero nell’arduo tentativo di vincere la morte.
Tanti anni sono passati ma a me sembra che tutto sia avvenuto ieri, tanto sono vivi i ricordi, gli attimi che vissi con te. Amore mio non credo di essere in grado di racchiudere in alcune pagine la profondità, lo spirito vitale, l’anima splendente di una creatura elevata e straordinaria come te.
Ti scrivo perché desidero che il tuo ricordo si perpetui nel tempo, per dirti grazie e, soprattutto, per ripeterti, come già ebbi a dirti altre volte, che non sei vissuta invano, che ci hai donato tanto, in
coraggio, gioia, amore e sentimenti.
Carissima, eri il più e il meglio, ogni cosa fatta da te era eccezionale, così bambina eppure così notevole in ogni parola, in ogni gesto! In ogni azione manifestavi qualcosa di soprannaturale come
se in te agisse lo Spirito Santo.
Una vita breve ma intensa, un dono per tutti, un super premio per me, per tuo padre e per i tuoi fratelli. Crescevamo tutti grazie a te, alla tua celestiale bellezza, al tuo candore e alla tua giovanile saggezza. Eri così fragile e inerme ma così incisiva e costante nell’insegnarci ad amare e, soprattutto a me, hai insegnato che l’amore non è un sentimento astratto ma concretezza, coraggio, condivisione, unità, solidarietà; donazione totale senza restrizioni, senza compromessi,
senza limiti.
La tua malattia, la Fibrosi cistica del pancreas, curabile ma non guaribile, di natura genetica ti imprigionò come una gabbia di filo spinato e ti concesse la visione del sole a quadretti, esso ti fu precluso nella sua interezza.
Amore della mia vita quanta sofferenza, quante delusioni e sogni infranti, mentre vivevamo prigionieri dell’infernale gabbia! Abbiamo diviso con te quella vita in bianco, nero e grigio, non ci siamo mai tirati indietro e abbiamo lottato lottato! Siamo stati tanti Don Chisciotte contro i mulini a vento, però, per quel poco che ci è stato concesso, ti abbiamo aiutata e protetta sempre, amandoti incondizionatamente, chiedendo solo di volerti bene e di farti felice; desideravamo solo di vivere in simbiosi con te, di dividere tutto con te, proprio tutto.
Grazie, vita mia di avermi permesso di spartire l’amore, le gioie, le speranze e la bella fiaba che era iniziata con C’era una volta una bella nidiata; che si concluse troppo in fretta e non mi permise
di intraprendere un altro viaggio con te, mano nella mano.
Grazie Germana di essere venuta ad impreziosire la ma vita, ad illuminare, splendida splendente, la mia esistenza, a riscaldare il mio cuore.
Sono sola ora, a dirti grazie poiché il babbo, il gigante buono è da anni che riposa in pace e tua sorella e i tuoi fratelli con le loro famiglie ti offrono una catena d’oro intera ed intatta, quella cromosomica dei tuoi sette nipotini.
Grazie mio luminoso raggio di sole, grazie di essere esistita e di dar luce, ancora oggi, al viottolo che dì mi condurrà da te.
Ti amo oggi come ieri, per sempre mamma (la tua “mima”)