Serena Palumbo

ANIMA IN ASCENDENTE VERGINE


Il titolo “Anima in ascendente vergine” è il cuore pulsante di questo libro. In esso è racchiuso lo splendore e l'ansia del vivere della voce narrante, la quale vi condurrà attraverso un viaggio tra temi come l'esistenza, la sofferenza, l'amore e la poesia.
Questa voce narrante, volontariamente fumosa ed indefinita, esprime il lento correre della vita che scorre su di noi tra scelte e rinunce, tra domande e mancate risposte, tra desideri e negazioni. Privazioni, che suonano come schiaffi che la società intrisa di buon costume ci porge in ghigno sorridente.
L'io narrante è confuso, attonito, stordito, quasi non si riconosce. Non conosce la sua identità. Lo conosciamo seduto sul ciglio della strada con la testa tra le mani. Si sente l'ibrido insignificante tra ciò che vorrebbe essere e ciò che è, perché non gli è permesso di essere. Esso è il relitto che la società ha gettato in fondo al mare e si ritrova solo a vagare. Il suo sguardo si sta spegnendo perché la vita lo sta sconfiggendo. Questa giovane anima soffre. Sta crescendo e man mano conosce l'amaro della vita. Sa che esiste in questo mondo e sente il fardello di questo obbligo imperante del vivere. Continuare a camminare nella sofferenza. Ha bisogno di molte cose, che forse ancora non conosce questa giovane anima, ma la sua rabbia per un cambiamento lo fa lottare contro questa ingiusta società che lo rifiuta. Non gli permette neanche di esprimere liberamente chi è.
Noi sappiamo chi siamo e conosciamo il tipo di amore che proviamo, ma non ci è consentito di esprimerci. Allora eccoci, vaganti nel cuore della notte, mentre la nostra anima corre verso l'assiderazione.
Cresciamo sapendo di voler vivere per cambiare le ingiustizie che l'ignoranza produce, ma soffriamo, fino a quando non iniziamo ad assaporare le prime gocce di miele.
Il fragile animo è ancora in grado di stupirsi, quando il caldo alito di una fanciulla trafigge il freddo che lo sta avvolgendo. La sua anima non è ancora di ghiaccio. Il gelo non ha ancora pervaso le sue vene lasciandolo soffocare pian piano. Questa anima, che vaga nella notte, sente, ascolta, degusta le gocce di miele dell'amore e ne gioisce. Ecco, il momento in cui la nostra anima urla la sua essenza e si ribella al male nella gabbia costruita intorno a lei. Vive, così, la sua favola, né odora il profumo, né odora la vita e si immerge in questo amore celato che la completa, ma che comunque la fa soffrire.
Ella ama il suo reale amore, ma lo sente come un sogno invisibile a quella società aguzzina e insieme indifferente. Da ciò conosce la vergogna. Lottare è mostrare e urlare e soffrire.
È un anima tutto sommato debole e così si rifugia nella venerazione stessa della poesia, continuando a conoscere sé, la vita e le persone, ma non finisce mai di stupirsi.
È questa l'“anima in ascendente vergine”. Nient'altro che l'anima che è in tutti noi che vaga attraverso la vita e le situazioni, la società e le persone. Ma, nonostante l'ignoranza, il male e le ingiustizie non finisce mai di stupirsi, continuando a verseggiare e cercando in essi la forza per la rivolta. La verginità di ognuno è negli occhi increduli e spalancati di fronte alle situazioni della vita. Benché le abbiamo già vissute non riusciamo ad assuefarci ad esse e ci stupiamo ogni volta allo stesso modo, continuando a soffrire.
Nella conclusione del libro, la nostra anima è ancora molto confusa, ma ha capito molte cose di sé: ha imparato a lottare, a ribellarsi e a non soccombere. Vuole vivere e assaggiare quelle gocce di miele che la scaldano. Essa sa che bisogna vivere per quelle.
La vita stessa ci rende confusi e inabili. Essa rende il nostro cammino un viaggio continuo e ci nega le risposte alle nostre domande.
Questa anima è figlia del nostro tempo. Essa è l'anima di tutti noi!

Serena Palumbo


Collana "Gli Emersi - Poesia"
pp.112 €14.00
ISBN 978-88-7680-666-7

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