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Rosa Cassese Il libro intende percorrere in modo lineare e breve la propria vita dalla nascita (indubbiamente travagliata, dal momento che “sostituiva” Armando, il fratello nato nove mesi prima e morto alla nascita per complicanze dell'eccessivo peso e del fatto che, allora, il “taglio cesareo” non era praticato); allo studio, alla carriera, all'incontro col Grande Amore della vita che in un attimo riuscì a colmare il vuoto esistenziale da un lato, dall'altro ad acuire la ribellione di un carattere difficile, a causa della sua misantropia, della poca “difesa” dalle grinfie dell'umanità cattiva e dell'indole silenziosa. Vengono messi in rilievo alcuni personaggi più che altri, amiche forse sincere o subdole e invidiose, incontri fortuiti, a volte, che avrebbero potuto cambiare il corso dell'esistenza, altre meno, che sono serviti a mettere in rilievo differenze culturali, caratteriali ma, soprattutto, esistenziali. Il famoso equilibrio che solo la mamma riusciva a dare, la cara e dolce figura presente-assente, spesso, per lavoro o per abulia o ipocondria, rivolta alla ricerca affannosa di un marito sfuggente, lo viene raggiungendo ora, in un'età di mezzo che dovrebbe rappresentare la “quiete dopo la tempesta”. Certamente un equilibrio imposto sia dall'esperienza sia dagli anni: l'esperienza per aver dovuto prima subire ed “assorbire” come una spugna le amarezze ed angherie supposte o veritiere; gli anni che servono a delineare meglio la personalità ed a forgiarla contro le “intemperie” della vita, ma sempre “indaffarata” a non farsi prendere dalla noia sia di “Sartre” sia di “Leopardi”. La noia è stato il tema dominante dell'“Essere”, specie quella leopardiana della prima fase in cui l'autore dice “mi lima e mi divora e con lo studio si alimenta e senza studio si accresce”; pertanto, l'autrice cerca di tenersi allenata, scrivendo, proprio per non alimentarla.
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