Il panorama delle vicende storiche che vanno dagli anni 60-80
costituiscono un fermento di cambiamenti che neanche il periodo
industriale avrebbe immaginato.
Tutto ciò venne giù improvviso in un sol colpo insieme a un boom
economico che è stato almeno inizialmente solo per le classi borghesi.
Durante il ventennio fascista il partito di potere chiedeva al popolo
soltanto una adesione verbale (ovvero l’iscrizione al partito
tramite la tessera) senza intaccare quelle che io stesso chiamo “le
tradizioni storiche” come il culto religioso, le forme dialettali della
lingua popolare, nonché usanze costumi e folklore che ormai abbiamo
perso del tutto.
Con l’avvento del neo-capitalismo, due situazioni sono andate a
sparire, il proletariato e il sottoproletariato; il primo è quella massa
di contadini che senza una riforma agraria iniziata dal fascismo e
non completata, si riversa nelle grandi città verso il nord a lavorare
nelle fabbriche; il secondo da Firenze in giù gli stessi che non avevano
una specifica occupazione, vivevano di stenti e non avevano
che lavori occasionali, aggravando così ancor più quel disagio del
sud che già preesistente ne aumentava maggiormente l’isolamento.
Quello che il fascismo non aveva intaccato sicuramente per mancanza
di mezzi tecnologici è così riuscito al neo-capitalismo della
società dei consumi che questi mezzi ora li aveva.
L’uomo così è divenuto consumatore di prodotti detti beni di consumo,
ma il potere delle multinazionali non si è accontentato di ciò,
ha voluto dal popolo anche l’anima e l’ideologia.
La prima, la religione passerà in secondo ordine sui privilegi della
merce e perderà quel valore antico che vado rivendicando, la seconda porta ogni individuo all’inseguimento dello status–simbol
per uscire di conseguenza da uno stato di povertà.
Il tempo libero che prima fuori del lavoro veniva impegnato nelle
cellule dei partiti o in casa leggendo libri in quel minimo di cultura
accettabile, oggi con l’avvento della televisione mezzo mediatico
di coercizione di massa filtrato e manipolato dal potere, azzera ogni
possibilità di cultura e ne mette in luce un annullamento della personalità,
che come risultato porta una maggiore violenza negli individui;
che non più hanno un punto di riferimento cultuale e culturale.
In ciò vado ad aggiungere che la crisi delle ideologie in politica
non migliorerà certo la situazione attuale e porterà di conseguenza
un peggioramento che sarà determinante per gli avvenimenti a seguire.
C. Maurizio Di Nardo
Collana "Gli Emersi - Poesia"
pp.52 €12,00
ISBN 978-88-6498-152-9