Iunia Valeria Saggese

ORME DI UN CUCCIOLO


Il mio vecchio amico Mariele Saggese mi ha espresso il desiderio della figlia Iunia Valeria, di tenere a battesimo la sua prima raccolta con una nota introduttiva, che riassumo così: un esordio che è più di una promessa e Iunia imparerà a sue spese che una vera vocazione è contrassegnata da una lunga fedeltà, con i costi ed anche le gratificazioni che essa comporta.
Il titolo stesso di questa prima prova (beata lei, ventitrè anni appena!) segnala lo stato d’animo che impronta il suo diario “Orme di un cucciolo”, un invito a seguirla con curiosità ed affetto nella sua esplorazione del mondo circostante e di quello interiore.
Le orme sono le immagini che la seducono, l’ansia della scoperta, quello stupore che costituisce la condizione magica per poter poetare a qualunque età.
Leggere il diario con questo spirito, quello del fanciullo che è in noi, stadio iniziale e felice, riserva una vera e propria miniera di emozioni suggestioni, immagini, sicché il lettore si sentirà gratificato di aderire all’invito a seguire le orme del cucciolo.
È un po’ come accade ai cercatori d’oro, che filtrano la sabbia con i loro setacci e trovano sul fondo, le pagliuzze preziose che li ricompensano.
Solo qualche esempio tra i tanti che il lettore avrà il piacere di scoprire: “...un salice, era molto vecchio... i rami come braccia di una ballerina, che si chiudono in uno elegante inchino”.
Con quale grazia è rappresentato il declino del vecchio salice, prossimo a morire! Ed ancora: “Il sentimento del tempo, l’età del mare... che nel suo ritmo carpisce i segreti, suggerisce intenzioni, mentre il cielo guarda, complice millenario del millenario prodigio”. Qui il cielo fa da specchio al mare, sì da carpirne i segreti, i colori in un mutuo scambio fino all’immedesimazione sul filo dell’orizzonte.
Ancora qualche esempio per invitare il lettore a non avere fretta nel seguire le orme del cucciolo, anche quando sembra smarrirsi e gira su se stesso ma senza mai ripetersi: “L’odore di questo cielo nuovo avviluppa ogni cosa (attenti a come s’impenna) finché l’abitudine non chiuderà gli occhi al cuore e renderà tutto sopportabile”, viene spontaneo sottolineare l’alto prezzo da pagare: “chiudendo gli occhi al cuore”, ai suoi sogni, alle sue speranze!
Ma non c’è l’ombra di una resa, tutt’al più di un disincanto, come dimostrano notazioni di rara efficacia: “...torcendo il desiderio a qualcosa di più caldo o più freddo”, quasi a voler scongiurare un piatto tran tran senza impulsi e sussulti. Il rifiuto della resa ad una scialba quotidianità è ancora più esplicito in: “È inutile disimparare ad amare”, specie poi per un animo poetico.
Il concetto è ribadito nell’espressione: “I poeti, ormai spiriti, forse anime libere che non soffrono più”, dove il forse conferma il dubbio di una trepida speranza di riuscire a varcare anche la soglia della morte o come lei dice: con un pizzico di ironia “il vizio di salvarsi”, adombrando anche per i poeti l’estensione del detto popolare “il lupo perde il pelo ma non il vizio”.
Per chiudere questa mia breve nota di invito a seguire le “Orme del cucciolo” riporto un’immagine che racchiude la reciprocità di questo intenso scambio tra l’anima e il mondo: “il fluttuare nelle onde irretito”, una consonanza profonda, quasi un’eco del verso di Leopardi: “e naufragar m’è dolce in questo mare”.

Rodolfo Carelli




Collana "Gli Emersi - Poesia"
pp.52 €12.00
ISBN 978-88-7680-585-1

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