Myriam Caroleo Grimaldi

NEL NOME DI NADA

Nel buio della cecità di Nada si tocca l’intangibile, si vede ciò che uno specchio non può riflettere: la propria anima. In un limbo, in un luogo dove non c’è morte e non c'è vita, e quindi neanche il tempo, dove gli occhi si perdono dentro di noi. Quegli occhi, incapaci di vedere il mondo fuori, vedono tutto ciò che scorre, sentono voci e paure, sentono la rabbia del tempo perduto.
Tutti riescono a vedere se stessi con gli occhi di Nada, e lei si vede, si sente con gli occhi di chi può vedere ciò che lei sente. Nada è lo specchio che può riflettere l’anima. Gli altri sono gli occhi che Nada non ha. Nada ama, ed ama essere amata, ama sentire attraverso la passione di un amplesso l’anima di chi la tocca, di chi, inevitabilmente, non può fare a meno di lei, anche solo per un istante, quell'istante unico che non tornerà mai più.
Sul palcoscenico dell’anima si esibiranno due uomini e due donne.
Dei primi due, uno è la passione, l’amore che vive il tormento d'essere tale e che mai sarà, e di cui Nada attenderà in vano ogni momento il ritorno. L'altro la rabbia del non essere, la cecità della ragione che non discerne l'anima, e che solo nell’ultimo istante possibile riuscirà a vedere negli occhi di Nada.
Una delle due donne sarà il ricordo dell’innocenza del caso, l’altra, la sua compagna di palco, vivrà nel ricordo di Nada l’attimo in cui l’impenetrabilità della sua forza, della perfezione apparente, si fece permeabile e forse, per quell’unico irripetibile istante, viva.



Collana "Gli Emersi - Narrativa "
pp.80 €13.00
ISBN 978-88-7680-262-1

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