Paolo Brama
MADRUGADA
Nella mia biografia di amante e studioso delle lingue, che tante preziose sorprese mi ha rivelato e continua a regalarmi, dapprima come studente, successivamente con risvolti professionali – dalla traduzione all’insegnamento – e da sempre come semplice appassionato, mi è raramente capitato di incontrare, sin dalla fase di studio e apprendimento che è prima di tutto scoperta, parole di tale disarmante bellezza e musicalità paragonabili a quella che ho scelto per dare un titolo a questo mio lavoro, e che in portoghese ha il significato di alba.
Di questa parola ho un insieme di ricordi, quasi tutti vaghi, annebbiati, tranne uno. Non saprei infatti dire dove l’abbia letta, ascoltata, sentita pronunciare per la prima volta; forse durante le mie prime lezioni di portoghese da autodidatta, più probabilmente in una canzone di Caetano Veloso, in una poesia di Vinicius de Moraes, o addirittura in un film brasiliano: memorie vaghe, ammassate, seppure ghermite da quell’aura di grazia e dolcezza che restituisce alla mente la freschezza dei bei momenti vissuti, delle esperienze che restano scolpite. Ho però un ricordo nitido, tanto limpido da nascondere ogni altra cosa con la cecità del bagliore: il ricordo di essermene innamorato da subito e senza riserve dal primo momento in cui l’ho scoperta, alla stessa maniera in cui ci si innamora di una musica, di uno sguardo o di un sorriso che fa male.
dall'Introduzione dell'Autore
Collana "Gli Emersi"
pp. 80 €13.00
ISBN 88-7680-090-5
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