Liliana Arena
L'OCEANO DEL MIO IO
Si può scrivere con la mente, con il cuore e si può “transcrivere”. Questa raccolta di poesie è frutto di un viaggio di chi ha attraversato una terra non straniera, ma una terra di distanza dalla madre e quindi molto vicina alle nostre prime esperienze di abbandono.
Chi ha vissuto l’esperienza della depressione ha scoperto l’innocenza del bambino. Non ha volontà, è vicino alla non volontà.
La melanconia come la descrisse Victor Hugo è “la strana felicità dell’essere triste”; questa malattia dell’ età matura dell’autunno e della terra che può stemperarsi con altri umori e accompagnarsi a gioia e riso, inerzia e collera, con tali mescolanze si manifesta in tutte le forme dell’espressione umana, in una sorta di alternanza ciclica tra uno stato e l’altro.
Prima di sentirsi oceano la scrittrice è stata torrente, come in una bellissima descrizione di G.C. Reda che qui mi piace riportare. “Il tono dell’umore lo si può paragonare a un torrente di montagna: quando esso è a regime di acqua normale, scorre veloce, rallenta e si dilata in piccole pozze o laghetti ove indugia un poco per riprendere il suo viaggio, s’incunea tra le rocce, supera sassi e altri ostacoli in cascatelle spumeggianti e sonore, rimuove rami e foglie secche che trascina a valle o spinge sulle rive. Queste sono verdeggianti e ricche di vegetazione; più a valle il torrente diventa ampio e forte: è vita per l’uomo, per i campi, per l’energia industriale.
Quando il torrente è in secca, a monte vi è siccità e non riceve più acqua dai ghiacciai e dai nevai; l’acqua si ritira nell’alveolo, si raccoglie in piccole pozze, circola in lenti mulinelli, si dilata e si arresta ad ogni ostacolo, anche piccolo, che si oppone al suo cammino, ristagna. Dai rivoli laterali l’acqua si ritira; i prati, gli alberi e gli orti ingialliscono, inaridiscono e dal fondo emergono oggetti vecchi gettati dall’uomo. Stanno lì come rimorsi e il corso d’acqua non riesce a tenerli nel fondo, né a spingerli sulla riva. Diventa melmoso, sporco.
Quando il torrente è in piena lo scioglimento delle nevi e le piogge lo rendono impetuoso e gonfio; non più pozze e cascatelle ma una massa d’acqua che scorre violenta allagando le rive, abbattendo alberi che trascina pericolosamente a valle superando o distruggendo ripari e dighe, provocando a valle danni per campagne, industrie e paesi”.
Come afferma J. Linares Llabres: “Noi siamo degli esseri spirituali che sono qui per fare un’esperienza materiale”.
Il termine transcrivere è correlabile al termine trans-personale che nella sua accezione orizzontale–personale significa letteralmente “attraverso la persona”; nella sua accezione verticale-trascendente il significato è “oltre la persona”. Ciò significa che andare “oltre” implica l’andare “attraverso” il qui ed ora e che l’esperienza trans-personale autentica si ottiene solo mediante l’esperienza dell’Immanenza.
Si afferma che due sono le sorgenti di energia nel cosmo: l’atomo e l’anima. Il nostro è un mondo di giganti per quanto riguarda la conoscenza dell’atomo, ma un mondo di infanti per quanto riguarda la conoscenza dell’anima.
È mia convinzione che queste poesie possano aiutare a comprendere meglio il valore dell’esperienza interiore che passa attraverso la sofferenza e possano contribuire allo sviluppo di una consapevolezza sempre maggiore di un bisogno spirituale che, come goccia di “quell’oceano”, sia fonte di guarigione per tanti uomini, soprattutto quelli considerati normali, ma pur sempre imprigionati in una inconsapevole sofferenza.
Aurelio Piccolo
Collana "Gli Emersi - Poesia "
pp.128 €16.00
ISBN 978-88-7680-386-4
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