|
|||
Maria Pashianti Scalzo Il fisico americano Fritjof Capra, nella Prefazione della sua opera più famosa Il Tao della fisica (F. Capra, Il Tao della fisica , Adelphi, Milano 1994) così esordisce, riferendo un'esperienza di cui non è possibile dare una spiegazione logica: “Cinque anni fa, ebbi una magnifica esperienza che mi avviò sulla strada che doveva condurmi a scrivere questo libro. In un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all'oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all'improvviso ebbi la consapevolezza che tutto, intorno a me, prendeva parte a una gigantesca danza cosmica. Essendo un fisico, sapevo che la sabbia, le rocce, l'acqua e l'aria che mi circondavano erano composte da molecole e da atomi in vibrazione, e che questi a loro volta erano costituiti da particelle che interagivano tra loro creando e distruggendo altre particelle… “Vidi” scendere dallo spazio esterno cascate di energia, nelle quali si creavano e si distruggevano particelle con ritmi pulsanti; “vidi” gli atomi degli elementi e quelli del mio corpo partecipare a questa danza cosmica di energia; percepii il suo ritmo e ne sentii la musica; e, in quel momento, seppi che quella era la danza di Shiva, il Dio dei Danzatori, adorato dagli Indù”. Il mondo “reale” è fatto di oggetti, di cose, di esseri che vivono, respirano, provano emozioni che, a loro volta, provocano altre emozioni, tessendo legami in una tela fittissima il cui ordito sfugge ai nostri occhi che guardano ma non sanno “vedere”. Hanno colori, sapori, forme che li distinguono, che li connotano. La forma, il colore, il sapore, il profumo di una mela ci riconducono immediatamente alla sua definizione. Ogni persona è identificabile per i tratti del viso, per il suono della voce, per il colore degli occhi, insomma, per mille e mille segni che la rendono riconoscibile. Eppure, se solo sappiamo “guardare” oltre la forma, se chiudiamo gli occhi e “apriamo” il nostro sentire più profondo, scivoliamo in una modalità di percezione diversa che ci consente di “vedere”. Nella mia personale visione, la creatività non è un obiettivo quanto, piuttosto, un tramite, un indicatore della mia evoluzione spirituale. Quanto più la mente è libera dalle inutili e dannose scorie che produce (le cosiddette “masturbazioni mentali”), tanto più la nostra anima, agile e delicata, può librarsi leggera nella Dimensione più alta e raffinata dell'Assoluto. Liberandoci, come i Prigioni di Michelangelo, dalla grezza materialità non siamo tuttavia costretti a rinunciare ad essa. Anzi, vivendola con la consapevolezza dell'Osservatore, con tutta la nostra Essenza, riusciremo a coglierla in modo più pieno e intenso. |
|||