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Aldo Marzi Con questo mio libro su Antonio De Curtis, in arte Totò, prosegue e si arricchisce di altri elementi la mia ricerca su di lui, al fine di approfondire adeguatamente la sua complessa figura artistica. Dopo la pubblicazione del precedente libro. “Ciao Totò”, dove mescolando narrativa e saggistica, raccontavo fatti ed episodi non sempre noti della vita del comico napoletano, ho cercato di fare più luce (attraverso vari articoli e un racconto) sulla sua formazione artistica teatrale, tra Napoli e Roma, negli anni ‘10 e ‘20. Esperienze basilari per la sua vis comica, che successivamente trasferirà nel suo cinema (una sorta di “teatro filmato”), con una continua variazione e sperimentazione, superando i suoi stessi maestri, da De Marco a Petrolini. Totò seppe, di fatto, creare una sua maschera, che lo ha reso celebre, rapportandosi all'archetipo di Pulcinella in modo moderno e dinamico: fino all'astrazione, al grottesco, al surreale. In un confronto dialettico (ed originalissimo) tra Tradizione verace partenopea e fermenti dell'Avanguardia futurista. Superando luoghi comuni e prevenzioni nei suoi confronti, attraverso questo mio lavoro ho inteso ribadire che il teatro (ma anche il cinema) congeniale a Totò era quello dell'attore, che si faceva autore in scena, con una capacità di sintesi straordinaria. Come è stato scritto, Totò dette vita ad un suo “surreale con i piedi per terra”, che lo rese davvero unico... Ma non finisce qui!
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