Marco D'Anna

Il gioco dei silenzi


Introdursi non è una cosa semplice e nel giro di pochi mesi è già la seconda volta che mi trovo davanti ad un foglio bianco per scrivere una cosa che introduca ; ora se si tratta di un lavoro come una tesi di laurea con argomento scientifico, pur non essendo facile, sembra tutto più sicuro e certo ma, in questo caso, si tratta di introdurmi, di parlare di me, di questo libro di poesie: capirete che la cosa si complica.
Come introdurre un libro di poesie? Cosa dire di come sono nate le composizioni di questo libro? Anzitutto partirei col dire che non ho la più pallida idea di cosa sia, cosa non sia, cosa deve essere o cosa proprio non è una poesia; così come non ho idea di come nasca, come si evolva e perché no di come muoia.
In realtà un'idea me la sono fatta anch'io per dare una risposta più o meno significativa ai miei interrogativi; com'è ovvio che sia si tratta di considerazioni tutte mie, molto personali e figlie comunque di quella incertezza naturale che caratterizza a mio parere l'atto poetico.
Credo fondamentalmente che la poesia, almeno la mia, nasca da una confusione di fondo, un rumore costante ma latente e a volte, solo a volte, troppo presente per essere contenuto tutto tra i pensieri; insomma, giunto al regno della banalità più totale, direi che la poesia è sicuramente figlia delle emozioni.
Immaginate come qualcosa di rumoroso in un generale silenzio circostante; il silenzio fatto dell'astrazione e del concetto, di tutto quello che ci rende intelligenti, immaginate di perdere il controllo per un attimo o forse per qualche minuto, qualche ora, immaginate qualcosa fuori controllo che non trova collocazione tra i principi regolatori di causa ed effetto, qualcosa che diventa inspiegabile, un tormento, e se non puoi spiegarlo diventa insopportabile e devi metterlo fuori di te, fare ordine, è necessario.
Ecco una poesia, un po' d'ordine in un generale marasma, ma ancora poco ordine, troppo poco, ed ecco il linguaggio che non trova scampo, che è semplice ma evocativo, che deve descrivere e parlare di cose che non hanno un linguaggio codificato; diventa tutto più criptico e allo stesso tempo concreto, reale, perché non puoi capirlo dalle semplici parole eppure la musicalità, i colori, i profumi, diventano, sono, succedono; in definitiva da uno strano non-senso arriva un senso più ampio e concreto, qualcosa che, finalmente, succede.
Ecco una poesia.
La vita, la nostra, sembra piena di significati ed astrazioni, concetti e logica, la vita sembra intelligente e basta, ma la vita, la vita succede... soprattutto è qualcosa che succede e basta, come la poesia, succede, le parole sono semplici buffi strumenti perché continui a succedere, ad accadere, a muoversi qualcosa lì dove non ci sono parole, non ci sono cause o effetti, astrazioni e concetti, lì dove le cose succedono è il regno del concreto ed è il pensiero che non ha più senso.
Penso che sia in un posto del genere che una poesia nasca, si scriva, quasi da sola, e trovi pure la sua fine, la sua morte, a prescindere dal foglio che la porterà impressa, credo sia lì che succeda qualcosa, che finalmente la vita succeda; le poesie nascono dove la vita non si pensa ma succede e in quel posto celebrano se stesse, le loro storie, la nascita e la morte delle emozioni, il cerchio che si chiude.
Tornando al libro credo di poter dire che la maggior parte dei componimenti sono dedicati e in qualche modo parlano di un posto che porto dentro dove sono entrate e uscite più persone, più donne, più amori; l'amore è un delirio che a volte è incontenibile e molte delle poesie di questo libro sono poesie d'amore ispirate da donne speciali che ho avuto la possibilità di incontrare ed amare, una in particolare che ha creduto nel poeta e nel cantautore, nell'artista, che in sostanza ha visto l'alba di questa prima mia raccolta; dedico questo libro a lei in particolare e ad un'altra persona speciale che ho conosciuto oramai anni fa, senza la quale forse ora nemmeno sarei qui.


Collana "Gli Emersi - Poesia"
pp.96 €13,00

ISBN
978-88-6498-343-1

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