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Gianluigi Torriglia
Un aeroplano che sapeva volare
Quello di Gianluigi Torriglia (poeta e musicista, classe ‘63, nato a Genova) è un lirismo pulito, nettato da sentimentalismi, drammatizzazioni cercate, imposte e mai trovate. Un lirismo libero dove le lacrime non si asciugano e il sorriso non si spegne. E trovano, lacrime e sorriso, l’incontro perfetto. È un lirismo che cerca l’anima: “Anima mia mi manchi”. Cerca tra gli oggetti di uso quotidiano, quelli che rotolano via distratti, senza che gli occhi abbiano neanche il tempo di fermarne il ricordo. “Ti penso fino all’ultima goccia di vino”.
Sono proprio così, i versi del poeta genovese: gocce di un liquido rosso, vino, sangue, gocce d’alba, di tramonto; gocce di rugiada, di sudore. Gocce. Umori di vita.
Lo stile di Gianluigi Torriglia vibra di una contemporaneità marcata che però non rinuncia a classiche folate di vento.
Come quando parla di Ulisse, “il nero Ulisse... il mare era una bestemmia di fronte agli occhi di Penelope”. E, al contempo, definisce Omero “poeta cieco dell'ultima generazione”.
Leggendo i versi di questo sensibile e raffinato autore ci viene da pensare che la poesia non ha vincoli di spazio e tempo, è un concetto a priori senza cui la vita non avrebbe senso.
Silvana Pedrini
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Collana Gli Emersi - Poesia
pp.172 €12,00
ISBN
978-88-591-0342-4
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