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Luigi Di Ilio
Le clessidre del tempo
Arcani contrappunti tra il patire e l’agire
di Marina Alfano
Un Tempo tessente la trama del suo capovolgimento, quello di Luigi Di Ilio, un Tempo imperativo che, sovrastando il suo opposto, il tempo musicale di cui è un generoso ‘maestro’, ne esige la restituzione - granello dopo granello -, per strappargli via coi denti l’illusione che il ‘tempo dominato’ (sia pure con il sensibile rigore di un raffinato pianismo) possa colmare l’eccedenza della sua anima inquieta.
Un Tempo tessente il suo chiasmo - è evidente! -, che permette l’esistere all’‘antagonista’ solo per la tensiva attesa dell’agguato, solo per l’infantile piacere del riavvolgimento, solo per il saggio memento
allo ‘strumentista’ che vi è ancora ‘un Luigi’ che giace nel suo più profondo centro - una scintilla residuale di una stella - passibile di un rapimento in un ‘istante poetico’, sovra-razionale, fuori da ogni possibile controllo. ‘Un Luigi’, cioè, che mai e poi mai - quantunque la vocazione alla tastiera sia connaturale quanto il suo respiro-, potrà appagarsi di una ‘durata poietica’ che, sotto l’egida del suo virtuoso ‘fare’, vive, e si reitera, e si capovolge, e si rallenta, e si accelera, nelle iridescenti gamme di un colto quanto ampio repertorio.
Quando lui ne naviga i moti così sensualmente ondeggianti (rubati, sicuramente, all’amore di una dèa, ma pur sempre riportabili a una ‘misura’ umana), quello stesso ‘imprevisto’ che, per la coazione della sua raziocinante virilità, è escluso si prende la sua rivincita - ormai egli lo sa! - facendolo impattare nella ineludibilità della sua sete di una «simultaneità essenziale» e verticalizzante che gli riveli il ‘nesso cruciale’ di una sovra temporale unità (la vita che si coniuga alla Vita), proiettando, sull’orizzontalità della prosodia, il balenio di una puntiforme traccia dell’Eterno.
Un bagliore, quasi impercettibile, ma non per un così scrupoloso scandagliatore del tempo. Tant’è che c’è da chiedersi se, per caso, egli non preordini l’immersione delle sue mani nel fiume di una temporalità irreversibile per null’altro che per
il puro sorprendersi delle pagliuzze d’oro di un ‘Tempo che sempre sta’ che, di tanto in tanto, scopre impigliarsi nella rete delle vibrati li dita.
Altrimenti, perché mai perlustrare anche i sentieri della poesia, quando si è principi di una tastiera?
Alla luce di siffatta ambivalenza sacra ed essenziale - in cui il telaio del Tempo intreccia immancabilmente l’immutabile e il contingente - si potrebbero, quindi, accogliere queste parole poetiche sfuggite alla musica, perché incontenibili nello spazio misurabile di una battuta, così come lo è ogni essere umano. Si tratta di «libellule eleganti»
ed eccedenti un puro gioco del presente - che, pur vagando «sul prato del dolore» consunto e calpestato, non detengono con esso alcun commercio essenziale, sapendosi il riflesso di un altro cielo, sentendosi il moto di un altro mare.
Alla luce di una ambivalenza sacra ed essenziale - in cui il telaio del Tempo intreccia immancabilmente l’immutabile e il contingente - si potrebbero accogliere queste parole poetiche sfuggite alla musica,
perché incontenibili nello spazio misurabile di una battuta, così come lo è ogni essere umano. Si tratta di «libellule eleganti» ed eccedenti - un puro gioco del presente - che, pur vagando «sul prato del dolore» consunto e calpestato, non detengono con esso alcun commercio essenziale, sapendosi il riflesso di un altro cielo, sentendosi
il moto di un altro mare.
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Luigi Di Ilio nasce a Torino di Sangro nel 1955 e si dedica precocemente allo studio del pianoforte, raggiungendo apprezzati livelli concertistici. Tra il 1973 e il 1979 scrive una sorta di diario, in cui affiorano pensieri, versi, liriche, poesie. Nel 1980 salva quelle che ritiene più interessanti e distrugge il diario. Da queste poesie nascono due serie di Trasparenze, di cui la prima già pubblicata dalla casa editrice Libro Italiano (Ragusa, 2005) e inserita nella collana “Poeti Italiani Contemporanei”). Da poco ha ricominciato a scrivere, completando la serie Arabesques (dedicata a sua figlia Nicole) che è inserita, insieme alla seconda serie di Trasparenze, nel presente volumetto Le Clessidre del Tempo. Si dedica con passione anche alla fotografia. Vive a Parma e lavora presso il Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara, dove è apprezzato docente di pianoforte principale.
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Collana Gli Emersi - Poesia
pp.60 €12,00
ISBN
978-88-591-0122-2
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