Nei momenti più bui, scrivere versi aiuta a riannodare i fili con la normalità interrotta. Nelle immagini dipinte con parole, ogni cosa sembra trovare il giusto colore, l'adatta sfumatura melodica. Persino il dolore più amaro. In questi semplici versi fluiscono i ricordi del magico mondo perduto dell'infanzia, le esperienze personali o sfiorate nella corsia di un ospedale, su un treno o in una strada buia, le speranze per un futuro spezzato. Soprattutto vi sono incise le fasi di elaborazione di un lutto disumano che nessuno merita: la morte improvvisa di un figlio adolescente, la fine di una speranza luminosa, una ferita sempre aperta. Nel lungo e faticoso percorso, in un divagare talvolta onirico, talvolta ossessivo, si alternano momenti di follia e di rabbia, poi si affacciano la rassegnazione e il ritorno a una vita fatta di corazze istoriate di «normalità», la riconquista della capacità di sorridere e di accettare che non è peccato vivere ancora, amare ancora, sentirsi ancora donna, provare piacere nel corpo e nello spirito senza desiderare in ogni momento la morte come punizione per quella vita che chiede ascolto anche se tuo figlio è solo un alito spento. Il dolore è sempre presente ma pian piano si fa più sopportabile nelle fantasie rinate e nei ricordi che aiutano a percorrere fino in fondo il proprio destino. Le pieghe di follia, infine, rintanate lontano dal quotidiano, scorrono libere solo nel ritmico fluire di parole nel silenzio.