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Elia Belculfinè


Primi sintomi di una gravidanza

Chi è “Poeta”? Non è semplice rispondere a una simile domanda, specialmente oggi che molti scrivono o tentano di scrivere poesie con lo scopo principale di esprimere le proprie emozioni, ma che poi, auto–compiacendosene, pubblicano nella speranza di avere qualche visibilità.
Si potrebbe tentare di risalire indietro nel tempo e cercare possibili risposte nelle molte definizioni che sono state date alla parola “Poeta”, circoscrivendo il campo dei possibili e potenziali appartenenti a questa “professione artistica” e dettando precise e serie e determinate e particolari condizioni. Per citarne solo alcune, si potrebbe ad esempio ricordare Verlaine il quale sosteneva che “il poeta deve farsi veggente, esplorare l’ignoto, mediante un lungo e immenso disordine di tutti i sensi”; oppure Mallarmé che aveva posto per il poeta il compito di “sottrarre il linguaggio all’uso che ne fa la tribù”; oppure, un po’ più evasivamente, ma allo stesso tempo invasivamente, si potrebbe riprendere l’affermazione di Marina Cvetaeva: “Il poeta da lontano conduce la parola. La parola conduce il poeta lontano”. Oppure rifarsi a definizioni di più recente memoria, riprese da Ungaretti, Montale, Luzi, Yves Bonnefoy, Wislawa Szymborska, ed altri poeti importanti. Ma non si riuscirebbe facilmente, in ogni caso, a precisare i lineamenti artistici di chi possa realmente definirsi “poeta”.
E in realtà, tra i molti che oggi scrivono, spesso autoritenendosi poeti pur senza ricevere alcun positivo riscontro competente, solo pochissimi ne hanno veri e sicuri connotati. Elia Belculfinè è uno di questi pochissimi.

dalla Prefazione di Carmen Lama

*

«Elia,
sei arrivato
tardi, in un tempo in cui l’Arte che ti ha scelto non è considerata più nulla, da quasi tutta la società. Quel che tu gridi ha un’eco devastante, ma solo per noi che sappiamo già. Io però non mi arrendo, e ti dico: cerca di fare di tutto per allargare la tua sensibilità, le tue profezie a più persone, in luoghi diversi.
La Poesia è bistrattata, ma non muore mai. Non può morire, perché è parte fondante dell’Essere Umano. La Poesia è un Dio. E come tale, dimenticato dai più. Dimenticato, ma non cancellato.
Metti via dei soldi, progetta, cerca gente, organizza reading, quello che vuoi (o che magari, per ora, pensi di non volere). Ma fallo. Anche nel “piccolo”. Getta i semi. Anche My Space, davvero, è una splendida occasione per incontrare e regalare pensieri. Forse non sono le tue aspirazioni, ma, senza pensare a chissà che altezza, qualche gradino si può proprio salire. Tanto per gridare più forte e farsi sentire un po’ di più. E raggiungere più Anime possibili. Ciao».


(Gerardo Pozzi)


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ISBN
978-88-6498-999-0
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