Mi sento inadatto a introdurre l'antologia poetica di Biagio Barbero, per due motivi. Il primo è il profondo rispetto che meritano le persone che fanno un uso misurato, essenziale, mai banale, delle parole. E Biagio appartiene a questa categoria, suggerisce, evoca, tratteggia, restando sempre sul filo esile del sentimento, come in un'altalena a corda attaccata al ramo di un albero.
Il secondo motivo è che ogni sua lirica contiene un "nodo" da svolgere, l'enigma di un momento, un lampo di luce improvviso che bisogna saper cogliere nella sua essenza, per comprendere dove nasce e in che direzione si muove. Il riverbero di un sentimento appassionato così come l'impossibilità di far accettare alla gente meschina la grandezza di un'emozione, il grido ribelle che di tanto in tanto serpeggia, sono per l'autore la scelta rigorosa di chi cerca l'abbandono nell'arte e nella poesia.
Ho come l'impressione che qualsiasi parola mia di commento, qualsiasi sottolineatura, vada a stemperarsi come inutile orpello nel caleidoscopio che magicamente l'autore crea e nasconde ai nostri occhi. Che ne sappiamo noi delle ragioni che lo spingono a scrivere poesie? Che ne sappiamo noi della vita che rimane socchiusa, dolcemente dischiusa, dalla sua timida voce? Se mi mettessi a codificare e dividere, a interpretare ed esprimere giudizi, sarei come quelli che parlano a voce alta di un bambino mai nato e della sua storia impossibile. Le prefazioni a volte suonano più da epitaffio che da riconoscimento. Nel caso di Biagio ogni lettore ha diritto di avvicinarsi all'incantesimo dei suoi versi senza essere condizionato da virtuosismi di roboante epicità di chi crede di aver "capito" e forse ha solo frainteso. Credo che il fascino sottile della poesia di Biagio Barbero stia nel tono dimesso che la ispira. Un perfetto equilibrio di forma e significati da non sovraccaricare con un peso di parole superflue capaci soltanto di soffocare l'animo che in ciascuno di noi bussa con disperata insistenza, senza farsi udire, sulla soglia di una sempre più distratta attenzione.
E allora tanto vale dare voce al silenzio.
Donato Bosca