I mesi della guerra civile in montagna con la Resistenza lo hanno reso adulto, Carlo Cerruti è avviato ad un brillante futuro, in una Torino del primo dopoguerra distrutta dai bombardamenti, ma quel periodo è ancora foriero di insidie. Sullo sfondo delle vicende politiche e sociali di quegli anni, dal referendum repubblica/monarchia, all'immigrazione nella Torino operaia, alla ricostruzione della città devastata il passato torna a farsi presente: “Se non fosse stato per lui non avrebbe saputo nulla di quella faccenda e avrebbe potuto continuare a vivere tranquillamente, invece era ripiombato a tanti anni prima e a quel senso di colpa che lo aveva accompagnato, sottotraccia, non riuscendo mai a domarlo. Stava lì con lui, silente per lunghi periodi ma poi, inevitabilmente, tornava a galleggiare. Riemergeva come una bolla d'aria che si fa strada dal profondo del mare e sale, sale per conquistare la superficie. Così il senso di colpa prendeva il via dal profondo delle viscere per arrivare fino in gola e lì si fermava con quella fastidiosa impressione di soffocamento.”