“Il grande cambiamento non deve servire perché tutto torni come prima, ma, con l’attiva partecipazione della politica e di tutti i cittadini, seguire il cammino verso il progresso democratico, economico e sociale.”
Questa frase, contenente anche una notissima citazione dal capolavoro di Tomasi di Lampedusa Il Gattopardo, contenuta nelle ultime pagine del libro di Francesco Mormino, potrebbe benissimo essere utilizzata per introdurlo. A cavallo tra romanzo di formazione e romanzo storico, il volume del Mormino ci restituisce l’immagine di una terra, la Sicilia, le cui peculiarità, pur nella loro specificità, potrebbero paradigmaticamente rispecchiare quelle dell’intero paese Italia. Non a caso certa storiografia anglosassone di stampo accademico, quale ad esempio quella prodotta da Denis Mack Smith e ancor di più da Christopher Duggan, autore tra l’altro del pionieristico volume La mafia durante il fascismo, si è spesso occupata di entrambe. Sorretta da una rigorosa e documentata base storica, la trama di Pietra al sole albero al vento, attraverso le vite di numerosi personaggi descritti minuziosamente, lascia nel lettore la piacevole sensazione del racconto basato sul vero, sul reale della vita delle persone di tutti i giorni lungo un secolo e oltre di orizzonte temporale, con una prosa mai banale. A tratti, mutatis mutandis, tornano alla mente le bellissime pagine de L’alfiere di Carlo Alianello. Aneddoti riguardanti i singoli nella cornice di fatti storici epocali mostrano un affresco di storia italiana e siciliana in particolare, magistralmente descritta. Anche il titolo stesso del volume può essere letto come metafora del carattere del popolo siciliano: pietra che resiste al calore intenso del sole, albero che il vento non piega, né spezza. Una terra, la Sicilia descritta dal Mormino, di meraviglie, sangue e duro lavoro. Una terra vera e sincera, come può esserlo solo, Tolstoj docet, la grande letteratura.
Salvatore Fazio