Si è acceso da tempo un dibattito ancora vivo e aperto sul senso e sul suo stretto rapporto con la finalità dell’opera d’arte, per chiarire come l’operatività dell’artista assurga a linguaggio espressivo e ne contrassegni l’individualità e la personalità.
“Fare” significa “dare forma e sostanza al pensiero”, che deve essere forte. “Il senso deve essere per avere ed avere per essere”.
La visione metafisica ha permeato di sé ogni aspetto della vita e della nostra storia, suffragata dal mondo della tecnica, mentre il prevalere nella nostra epoca di un pensiero metafisico ha originato il nichilismo. “Nuovo” e “novità” sono le contraddizioni di un modus operandi, che permette di ottenere un consenso critico automatico, determinato dalla volontà di dimenticare (rimozione) e da ogni altra forma di annullamento di un’esperienza dal valore percettivo ed emozionale.
Il sistema dell’arte è uno dei tanti mondi metafisici creati dall’uomo che ha perduto la Verità dell’essere.
Se la metafisica è l’anima dominatrice della nostra civiltà, è stata tale dominanza a portare la società occidentale lontano dalla Verità dell’essere, scrivendo la storia, la cultura e la vita nello sviluppo di tale dimenticanza e con le determinazioni che le sono proprie: la produzione e la distruzione. Questo il messaggio del libro condiviso dal pensiero degli artisti presi in considerazione.
Andare oltre il pensiero nichilista, superarlo nel nome dell’avvento di una nuova stagione significa proporre una diversa trascrizione del senso di fare arte. Starà al senso dell’artista navigare con “mestiere” e prendere rotte e direzioni verso nuovi lidi.
Sarà poi la critica a scoprirne i valori. Nel merito solo il tempo farà la storia.
Giuliana Donzello nasce il 25 aprile 1949 a Venezia. Consegue la Laurea in Lettere a indirizzo artistico a Ca’ Foscari e la specializzazione presso l’università di Firenze.
Inizia la sua carriera come curatrice del Settore Arti visive della Biennale di Venezia, e autrice di articoli e studi sull’evoluzione del gusto all’esposizione veneziana, per riviste specializzate. Alterna la carriera di docente a quella di “ricercatore universitario”, collaborando con l’Università di Venezia, al Dipartimento di Storia e Critica delle Arti Contemporanee, dal 1979 al 1985, e successivamente su contratto.
Successivamente si dedica alla docenza e all’Arte-terapia, cioè al valore di “cura”, (intesa in senso aristotelico come “attenzione alla persona”), dei colori e dell’atto creativo in sé sulla psiche umana, specialmente in soggetti deboli e socialmente svantaggiati. La più recente delle sue pubblicazioni su tale argomento, “Il Vento di Tampere” è stato al centro del convegno sull’integrazione alla Commissione Europea di Bruxelles, nel gennaio del 2008.
A tutt’oggi si dedica alla ricerca artistica contemporanea e alla narrativa.