La prima volta che lessi una poesia fui preso come da un senso di stupefacente stordimento. Solo diversi anni dopo capii il perché. Perché la poesia, e forse solo la poesia, produce una deformazione cristallizzata della realtà, assolutamente spiazzante ed inattesa. Proprio questa deformazione creativa ci restituisce, poi, la stessa realtà molto più viva ed autentica di prima. Il poeta è colui che parla a tutti con le parole di pochi, spazzate via rapidamente dal vento.
Solo in quel breve velocissimo istante, la poesia trova quindi la sua ragione di essere: poesia dell’attimo, poesia del frammento.
“La poesia non esiste.
Io sono un poeta.
Non vi azzardate a darmi del poeta.
La maledizione della poesia
vi bucherà il pavimento pelvico.
Fisserete anche voi la nera macchia accecante,
riposando su un bottone di cielo.
Scivolerete da dita spezzate di fumo.
Morirete sopra cuscini rosa di vento”
Enrico Zupa. Nato a Napoli nel 1975. Ha conseguito la laurea in scienze della comunicazione all’Università di Salerno. Si è trasferito a Roma, dove ha frequentato un master in scrittura cinematografica presso l’Istituto superiore di comunicazione (ora IED) e successivamente un corso biennale di regia cinematografica presso l’Accademia Rosebud.
È autore, oltre che di poesie, di racconti e di sceneggiature per cortometraggi e lungometraggi.