Il racconto percorre il vissuto del protagonista – un ufficiale dell’esercito – come in un processo osmotico, un abbraccio virtuoso, dove tutto è diverso nelle esteriorità, ma così profondamente uguale nei valori essenziali: l’amore, l’onestà, la parola data, il rispetto per i più deboli, il sacrificio, il silenzio riflessivo, la capacità di ascolto.
La narrazione ci presenta vissuti persuasivi e profondi di molti personaggi. Berberi e tuareg, italiani e francesi, filo governativi e contro rivoluzionari, sono tratteggiati con la potenza disarmante della verità, semplicità e assenza di pregiudizi. La pragmatica dell’integrazione ci porta a compenetrare persino il concetto tanto temuto in questi tempi: Allahu Akbar.
È un viaggio tra dicotomie e affinità, violenza cieca esplosiva e discorsi amorosi delicati e duraturi. Entreremo in contatto con una natura rigogliosa e sublime, con la sapidità di sapori antichi, con paesaggi inospitali eppure ridondanti di fascino, giocheremo con unità di misura diverse dalle nostre, piangeremo e ci divertiremo.