Ho scritto questi 6 testi affinché possano essere soprattutto rappresentati in teatro, senza penalizzare per questo il fruitore della lettura del cartaceo.
Non si può dire che fino ad oggi essi siano rimasti chiusi nel cassetto. Ma di sicuro non si è sentita la necessità di pubblicarli perché li ho sempre rappresentati, - pur se con pause per altri impegni lavorativi - in vari circoli culturali e in qualche teatro della Capitale.
Il buon riscontro da parte del pubblico, per il linguaggio innovativo e per la musicalità che ne è venuta fuori, nonché l’avanzare dei miei anni, hanno portato oggi a prenderne in considerazione la pubblicazione.
Fin dalla composizione dei primi due testi, “Il fiocco di Eriprando” e “Ahi, somar di basso raglio”, ho sentito la necessità di esternarli su un palcoscenico ma, non essendo preparato in tal senso, ho frequentato per tre anni (erano gli anni Novanta) l’Accademia teatrale del “Clan dei 100” diretta da Nino Scardina, esimio maestro a cui devo molto.
Un merito particolare, per l’influenza avuta su di me, va a mia cugina Giovanna Previti che, ancor prima della Fondazione della Associazione culturale “Il Gabbiano Felice”, ha dato il via alle mie performances a teatro introducendomi in vari circoli culturali. Devo molto anche ad amici come Claudio Pontellini che, in un’atmosfera particolarmente scherzosa per quei tempi, mi ha aiutato nei primi passi del mio percorso.
La mia maturazione nell’affinamento della scrittura in tempi successivi, ha fatto il resto, specie negli ultimi testi quali “Florideo vuota il sacco” e “Al suonar del millennio”, quest’ultimo concepito nel 2000 al passaggio dal Secondo al Terzo Millennio.
Passando ora al contenuto della mia opera, ho sempre voluto mettere al centro dell’attenzione “l’uomo”, con tutti i suoi vizi e le sue virtù, in una girandola di situazioni non collocabili in un tempo definito, così come l’uso di neologismi e assonanze, che hanno rappresentato per me una sperimentazione e una conseguente sfida alla comprensione da parte dei fruitori, facendo sì che, inseriti in un contesto di espressioni concettuali, acquisissero un significato specifico, alla fine comprensibile. Così termini come «Barosato» (Al suonar del millennio), e «Padrogliarda» (Il tombino e il barboncino) sono lasciati all’immaginazione del lettore e dello spettatore.