I racconti di questa raccolta nella loro semplicità rappresentano la necessità vissuta dall’autore di voler comunicare con tutti quelli del suo mondo, piccolo microcosmo di una provincia nostrana, a volte arcaica ed obsoleta, sicuramente poco esplorata. L’efficacia di questa letteratura è la vita che si fa coscienza e della storia e dello stesso territorio. Chi ne scrive feconda il personale rapporto con la propria terra natale, oppure con la terra prescelta nella quale riconoscervi piantate le proprie radici. Le figure femminili e maschili che si affacciano alla ribalta nelle varie vignette descritte sono vive nel colorito appellativo paesano solo per il momento in cui vanno a compiere la propria azione. Poi torneranno nel giusto anonimato perché non sono nati divi, eroi e neppure protagonisti e non hanno la pretesa di rivestirne i ruoli. La realtà paesana vissuta è culturalmente difficile per le tante, troppe omissioni ed assenze sia pubbliche che private. In una provincialità “panta rei” dove tutto lentamente scorre al ritmo stanco di una crescita culturale mal nutrita. Ecco allora materializzarsi quell’“impulso incoercibile”: chissà se nel raccontare della nonna, dell’avo lontano del quale il locale cimitero non conserva più né croci né lapidi, può servire a distogliere soverchie attenzioni riservate ad un vivere più futile? L’evocarne i visi e le fattezze attraverso una vecchia foto in copertina forse sarà utile per accaparrarsi un briciolo di attenzione.