Scrivo.
È la penna lo scarico, l’emuntorio dell’immediato metabolismo di ogni impatto subìto.
Ne filtra l’intensità, ne analizza le sfumature, ne focalizza i bersagli.
È lo scritto, nella sua povertà e modestia, che, grazie al conflitto col mio subcosciente, mi denuda l’accaduto.
È lo scritto, un’inevitabile riflesso delle cose e fa percepire, a chi legge, la mia fragilità o la mia caotica soggettività.