Ho conosciuto Mario Pallotta qualche anno fa, di lui mi colpì subito la ‘‘curiositas’’, la capacità di esprimere considerazioni profonde, che denotavano sensibilità e ricchezza interiore non comuni.
...Egli appare subito degno erede (forse inconsapevole e quindi genuino) della poesia italiana del primo ‘900; si colgono evidenti richiami a Montale e Ungaretti da un lato, a Saba dall’altro. Dei primi due ricalca in molti componimenti aspetti formali e motivi esistenziali... la denuncia di una drammatica condizione di aridità, la solitudine disperata dell’uomo che non ha più) certezze, immagini desolate dell’esistente. Ma accanto a questa visione negativa si aprono spiragli di luce che riconducono al poeta triestino... I temi riguardano gli affetti, l’amore, la famiglia, la contemplazione della natura e delle piccole cose, aspetti riconducibili ad una sorta di ‘‘verismo lirico’’.
(dalla prefazione di Angelo Roberti)
Mario Pallotta è nato a Ferrandina (MT) nel 1943.
Ha collaborato, nel passato, con il settimanale ‘‘Il Resto’’, con il mensile ‘‘La Mia Salute’’ e attualmente scrive per il giornale dell’Associazione ‘‘La Cupola Verde’’ di Ferrandina.