La vita dell’uomo sulla Terra si può interpretare come una lunga corsa intorno al sole. È una corsa strana, sul filo del paradosso: è figlia della luce, ma si svolge in un alone di mistero, dove il dubbio incrina le certezze, moltiplica le ipotesi e confonde le partenze e gli arrivi. È una corsa che aspira alla vittoria ma è soggetta alla caduta, che sogna la felicità ma è attraversata dal dolore.
È una corsa dal respiro ora anelante ora affannoso che trova nella poesia una delle forme più immediate ed intense di espressione. A rendere caldo e vivo tale respiro si addice un tipo di poesia “totalizzante” che spazia liberamente tra presente, passato e futuro e che elabora nella visione i materiali più disparati di carattere emotivo, fantastico e culturale. Si tratta, per dirla con Eliot, di una poesia che richiede una “sensibilità unificata”, cioè la presenza simultanea nell’animo del poeta di un elemento emotivo e di un elemento razionale.
È il tipo di poesia che si dipana nella raccolta e che si genera tra i due poli dell’io e del non-io, condensando in immagini visive e sonore le emozioni, i turbamenti e le ansie del proprio mondo interiore e del contesto sociale e storico della maratona dell’uomo.