Il mio primo anno di liceo ero in classe e la mia insegnante disse: “Scrivete una poesia, libera come voi vogliate.” Allora io che non avevo scritto nessuna poesia mi immersi nel compito con tutto l’animo poetico che in quel momento riuscivo ad esprimere, e così scrissi la mia prima poesia. Andai dalla mia professoressa e lei con uno sguardo un po’ sorpreso mi chiese se la poesia l’avevo effettivamente scritta io, risposi: “Certo” , ed allora lei mi chiese di riscriverne un’altra (penso anche per il sospetto e l’incredulità insieme), ed allora la scrissi in cinque minuti, e ritornai (avevo scritto “ritorinai” al posto di “ritornai” e quasi andavamo in stampa con questa parola, che mi è piaciuto segnalare ai lettori per il bisticcio di significati che contiene correlato al ricordo di quella professoressa) da lei che dopo averla letta mi disse: “Mi hai sorpreso molto” – Immaginavo in positivo –. Poi due giorni dopo mi sfuggì di mettere una “h” ad un tema che avevo scritto e mi rimproverò, come se non avessi nessun talento nello scrivere, dileggiandomi, dimenticandosi completamente dell’accaduto dei due giorni precedente. Dunque, ho cominciato a scrivere frasi e pensieri su fogli di carta, sui banchi, sui muri, dappertutto. Il tema dell’opera, alla fine è che ho scritto tutto quello che mi passava per la testa, riflessioni e pensieri, insomma nel volgere del mio scrivere diventavano poesie. Cosa si prefigge l’opera sinceramente non lo so, quale sia il messaggio intrinseco non lo so, se dovessi rispondere a qualcuno e mi chiedesse “cosa ho voluto esprimere intimamente o metaforicamente” risponderei: “non lo so”. Il titolo del libro sul finire potrebbe anche essere un bel “NON LO SO”. Oggi tutti cercano certezze e si rifugiano un po’ in tutto quello che trovano in giro sotto forma di ideologie o religioni, od anche nei libri o nelle tendenze culturali e modaiole, il messaggio del libro invece è l’incertezza. Anche perché: “La Certezza e L’incertezza sono tra loro inscindibili, proprio come la materia e l’energia. Se vengono separate, l’uomo muore”.
Vittorio Dibari