Scienza e tecnologia alimentano una vorticosa, caotica trasformazione della nostra società. Gli individui, nel momento stesso in cui si affacciano alla vita, corrono il rischio di essere risucchiati, ghermiti da tale vortice. Danaro e potere si prospettano come unico mezzo per rispondere all'istinto vitale di crescita ed affermazione.
Principi e valori che hanno tenuto assieme le società del passato, di fronte ai cambiamenti attuali, divengono avulsi. Nuovi principi e valori non riescono a consolidarsi. Prima di divenire coscienza e costume, vengono logorati dai cambiamenti.
In tale realtà, si impongono individualismo ed egolatria. La conseguente frantumazione sociale si presenta nello stesso tempo come causa e conseguenza di simile processo.
L'uomo, però, è un essere sociale; è il portato di un percorso di evoluzione millenaria che ha trovato nella solidarietà una componente basilare della propria sopravvivenza e crescita mentale.
Oggi, il valore, il senso del nostro vivere non si alimentano più dal ritorno di legami, stima, condivisione, impegno nella sorte dei nostri simili. Da ciò si aprono lande nelle quali prosperano: sopraffazione, malaffare, ingiustizie, crudeltà e ladrocini.
In simile informe temperie, vi sono persone che, per dare risposta al loro disagio, ricorrono all'uso di sostanze allucinogene; altre abbracciano pratiche mistiche ed alienanti, affidandosi a sette, guru e ciarlatani; altre ancora riversano il senso del vivere nella soddisfazione sfrenata di stimoli naturali come: sesso, cibo, esibizionismo ecc...
Il romanzo “LA BRECCIA DEL MALIGNO” nuota in tale magma maleodorante; coglie aspetti correnti e degenerati della Pubblica Amministrazione e prospetta un quesito: