Gabriella Scomparin nasce in un paesino del litorale veneziano, una sessantina di anni fa. Dopo essere andata in pensione, si è laureata ed ha incominciato a riordinare o a riscrivere quello che aveva soltanto abbozzato nel poco tempo disponibile.
Alcuni riconoscimenti, anche internazionali, l’hanno spronata a cercare tra righe di grano tagliato, qualche spiga che giace a terra, per apprezzarne comunque la pienezza e la maturità.
In questo mondo patinato, anche il mare erutta immondizia /ma cerca di respirare il suo /ossigeno vitale.
Vorrebbe essere foglia in braccio al vento, spalmarsi su vele bianche, e andare senza maschere facendo palpitare il cuore di vero amore. Lo struggersi in pensieri fitti e aspri /come aghi di pino /fissi al tronco, uso alla vita, vorrebbe si dipanasse in un sereno compiuto.
Ha stampato, come autoproduzione, «Nove Donne col Nome di un Fiore», insieme alla raccolta di poesie «Colori d'Autunno».
Ha pubblicato una raccolta di versi in vernacolo dal titolo «Livenzuola».
L'ultimo libro è «Un Grido al Cielo», del quale sta componendo i dialoghi per un probabile lungometraggio.