Il mondo filtrato dallo sguardo attento e provocatorio di un ragazzo cresciuto ai piedi della Majella (precisamente a Guardiagrele). Un mondo di contraddizioni dove la poesia ha perso il proprio significato. ma che trova nuova luce e dignità nelle riflessioni e nelle nozioni ragionate nelle sere placide da coloro che della poesia e della filosofia (ma del sapere in genere) hanno fatto quasi una missione. Addolcita da un’ipnotica musicalità ma sostenuta da un’ossatura di tematiche romantiche ed aspre la poesia di Matteo Sciubba sembra auto plasmarsi come unico strumento e valvola di sfogo di un irrequietudine che esplode nella percezione del mondo. La fuga, la ricerca, il sogno, una conscia distorsione delle cose in sé sono fuse insieme a formare un corpo alchemico, come un passo che attraversa tutta la poesia del novecento Italo-americana, all’insegna della poetica di Montale e della beat·generation di Kerouac, che trascina in una nuova visione poetica proiettata nel 2000 e oltre. Le rime lasciano il posto spesso alla filosofia a dimostrazione che il sapere è uno, unico ed indivisibile. Ogni cosa è al suo posto in questo caotico mondo pazzo dove lo strano sono io che sogno e tu che mi leggi. Non solo semplici parole ma un vero manuale della Nuova Poesia, un tentativo di ispirare e andare oltre questo periodo dove la poesia è messa da parte e l’arte ignorata. Un libro per tutti, ma che ti consiglio di non iniziare se hai paura di finirlo.