«Queste poesie sono la riflessione che deriva dalle vicissitudini della mia mente, che passa da un momento di euforia ad uno depressivo, una situazione che in realtà, secondo me, è paragonabile al naturale “scandire del giorno e della notte”. In poche parole, l’altalena dell’umore permea ogni mortale dalla nascita al lutto».
Laura (1959, Roma) nasce in una famiglia medio-borghese nella periferia romana.
Passa un’infanzia tranquilla: da bambina è serena e vivace, nonostante il poco tempo trascorso con la mamma, impegnata nel lavoro. Cresce con le tate, poi arrivano la pubertà e l’adolescenza, che anch’essa scorre felice, fino al sopraggiungere di un evento che turba la quiete di questa lieta e serena famiglia rispettabile: la ragazza viene plagiata da un malvivente e inizia un rapporto conflittuale con la famiglia di origine.
Da quel momento, Laura viene afflitta da una patologia psichiatrica, conosciuta come «bipolarismo». Nonostante tutto, riesce a condurre una vita normale, si sposa, ma il turbamento, conseguenza della malattia, non la lascia un istante, tormentandole l’animo “prevalentemente buono”.
In età matura giunge a questi scritti che, non sfuggirà ad un occhio attento, raccontano tutto il disagio ed il dolore: quel mare in piena che non si placa mai, che è la propria mente.
Laura, che ha fatto studi artistici conseguendo il diploma, è un’autodidatta nella scrittura di versi: in lei scorre la vena della poesia in modo naturale e spontaneo.
Il corno d’Africa è il suo secondo libro.