Questa raccolta di poesie è come una madre benevola, la cui sola è in grado di togliere le spine dai cuori trafitti. Lei sola scioglie i nodi, stende al sole panni d’Amore, sa rendere puro ogni capriccio d’inquietudine. Fa di una parete bianca un mondo di Vita.
“Misi me per l’alto mare aperto”…
Inizia così il ventiseiesimo canto de l’Inferno dantesco. Allo stesso modo io, naufrago nel mondo come ogni creatura, ho gettato parole su un fiume bianco, come fossero suoni d’inchiostro a diventare chicchi di cristallo nel farsi Parola. Specchiandomi nel mio corpus poetico, ho registrato nelle pupille dorate distese di cielo, mari beati dalla luce chiarificatrice della madre Luna. Ho subìto una folgorazione figurativa, direbbe Erich Auerbach. I miei versi cantano a tutte le creature, poiché accompagnano una ricerca continua dell’umano e del sacro. La parola poetica si fa allora corpo d’Arte che assume un carattere assoluto perché si interroga su ogni dimensione del creato, su ogni zona d’ombra. Il nostro spirito cerca la Bellezza, anche dove c’è dolore e sofferenza. Fu un naufragio il mio, proprio come quello di Ulisse: con la Poesia, le emozioni mi travolsero, guardai il cuore con una lente d’ingrandimento. È il caso di dire, citando Leopardi, che il naufragar m’è dolce in questo mare.
La Poesia parla agli uomini, di se stessi e del mondo. Non avrà mai una fine perché l’uomo è l’unico bene non consumabile. Le parole si rinnovano, ti fanno tremare, perché la Poesia è sussulto d’Amore. È luce nel deserto e illumina l’umanità .